Come è mutevole la vita sulle mie labbra,
non lascia più neanche il sapore del suo passaggio.
[E' stato molto tempo fa]
T'ho ricordato ieri sera e non so neanche perché.
Non riuscivo a fare l'amore a provare sensazioni,
tutto dentro di me si ingrandiva,
ingigantivano le sensazioni del nulla che provavo,
non c'era piacere, non c'era nulla.
[e il mio essere lentamente moriva]
E più di quanto mi sforzassi di sentire,
di essere coinvolta, di partecipare,
non c'era nulla.
[il silenzio del nulla]
Gli chiesi di farmi provare dolore,
quello lo sapevo sentire,
lo sapevo ascoltare, lo sapevo interiorizzare.
[la paura si fuse al piacere]
Lo fece.
Ne era eccitato.
Completamente inebriato.
[non guardarlo]
Ogni volta, ogni incontro,
chiedevo di più.
Non avevano senso le sue carezze,
non lo amavo,
non sfogavo il mio essere,
non provavo piacere.
[non c'era piacere]
Ogni giorno lo spingevo un passo più avanti,
verso quell'oblio che non aveva limiti,
non aveva limiti di se stesso,
non conosceva i miei e del corpo umano,
della sopportazione psicologica,
dell'umana perversione.
[Strani sillogismi della mente]
Solo il quel modo potevo sentirmi appagata,
non riuscire a piegare le gambe,
muovermi senza avere ancora il sentore
di quell'amore che non provavo.
[nel dolore il tempo perdura e non scema]
Un giorno, un passo in più,
le sue mani sul mio collo,
svenni e tutto finì.
[il buio m'avvolse]
non lascia più neanche il sapore del suo passaggio.
[E' stato molto tempo fa]
T'ho ricordato ieri sera e non so neanche perché.
Non riuscivo a fare l'amore a provare sensazioni,
tutto dentro di me si ingrandiva,
ingigantivano le sensazioni del nulla che provavo,
non c'era piacere, non c'era nulla.
[e il mio essere lentamente moriva]
E più di quanto mi sforzassi di sentire,
di essere coinvolta, di partecipare,
non c'era nulla.
[il silenzio del nulla]
Gli chiesi di farmi provare dolore,
quello lo sapevo sentire,
lo sapevo ascoltare, lo sapevo interiorizzare.
[la paura si fuse al piacere]
Lo fece.
Ne era eccitato.
Completamente inebriato.
[non guardarlo]
Ogni volta, ogni incontro,
chiedevo di più.
Non avevano senso le sue carezze,
non lo amavo,
non sfogavo il mio essere,
non provavo piacere.
[non c'era piacere]
Ogni giorno lo spingevo un passo più avanti,
verso quell'oblio che non aveva limiti,
non aveva limiti di se stesso,
non conosceva i miei e del corpo umano,
della sopportazione psicologica,
dell'umana perversione.
[Strani sillogismi della mente]
Solo il quel modo potevo sentirmi appagata,
non riuscire a piegare le gambe,
muovermi senza avere ancora il sentore
di quell'amore che non provavo.
[nel dolore il tempo perdura e non scema]
Un giorno, un passo in più,
le sue mani sul mio collo,
svenni e tutto finì.
[il buio m'avvolse]
7 commenti:
l'esaltazione e la morte del nulla,quanti passi si compiono per dare una forma a ciò che non c'è.
Deve essere stato terribile: arrivare a sfiorare la morte per poter avvertire dentro di sé qualcosa che somigli alla vita.
La prigione in cui sei stata rinchiusa è angusta. Non è colpa tua, non potevi difenderti.
Adesso il tempo ha fatto il suo dovere e le tue mani sono più grandi.
Luciano
wow !
Come al solito le tue poesie mi rapiscono. Piene di intensità e divita vera
Clelia
Il dolore è spesso il confine per la vita.
Sei davvero molto brava...non è facile commentarti. C'è già tutto in quello che scrivi.
Il tuo commento da me, era ed è bellissimo. Grazie
Ero da te...mentre tu commentavi da me.
Conosco Solitude...condivido. E' struggente, divina!
Diocotimia di un unico sentire....la vita e la morte....in silenzio.
Molto bella :-)
passando
Quella
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