lunedì, giugno 15, 2009

E' veramente questa la mia vita?
Una fumosa ricerca di affettività e comprensione
che non riesco a ricevere dalle persone?

Che cosa cerco veramente?
Oggi mi è stato detto di prendere vie differenti
se queste mi fanno stare meglio,
perché tanto non c'è modo di aiutarmi.

Lo farò, voglio scegliere la via differente,
ma non perché sia migliore di questa,
la solitudine non lo è mai.
Ma perché per lo meno,
mi aprirà altre strade.

Soffrirò ugualmente,
ma forse è meglio così
che vedere una madre che si devasta
e non capire che cosa succede
e comprendere invece che è sola
ma per scelta.

Non sarà semplice,
non mi aspetto semplicità da questa vita.

6 commenti:

prendimi l'anima ha detto...

la solitudine non è mai facile, ma almeno comporta rispetto verso se stessi. spesso dico " è meglio la solitudine che un surrogato d'amore " un abbraccio

darklady ha detto...

La strada giusta sei Tu e solo Tu e la ragione cosi'come l'istinto sapranno portarti a destinazione. non aver paura e ricordati che il tempo e' Oro.
Con Te sempre!

Luciano Penco ha detto...

Le vie differenti conducono verso differenti orizzonti. Differenti ma sconosciuti. Resta il coraggio del lasciarsi andare all'ignoto.
Da applaudire e sostenere.

NostraDannus ha detto...

Non c'è una vera via d'uscita per affrontare con coraggio le nigre latebre dell'anima quando si cerca comprensione e affetto altrui. L'unico modo per star bene con se stessi è sempre quello di spalancare l'accesso alla solitudine, perché solo così è possibile uscire, con semplicità, dal labirinto della vita.

Julien Sorel ha detto...

Strade che si percorrono,si intersecano,si condividono,si costruiscono e si cerca sempre di trovare la maniera di andare avanti.Diventa difficile quando si scopre di essere gli unici a voler continuare a crescere,a non fermarsi e a creare ogni giorno un nuovo giorno.E si cerca allora di spiegarsi,di farsi capire,di dichiarare ciò che ci manca.A volte a noi sembrano cose semplici,perchè sono i nostri bisogni,quello che cerchiamo nella nostra condivisione invece spesso non viene compreso,limitato ad un bastante dare che si ferma stabile nell'abitudine.Si perde la cognizione dell'essere insieme,di quello che ci ha portato fino a quel punto a credere che sarebbe stato un solo momento e poi tutto sarebbe tornato come prima,come all'inizio.Ci si allontana,c'è chi riesce a vivere nel bastarsi e poi a questo malessere manifestato reagisce dandosi colpe che non riesce a capire,che trova ingestibili,sperando in aiuti esterni che ci facciano rendere conto che va tutto bene,che cerchiamo l'impossibile.E si creano così quelle che verranno poi additate come "second life",la continua ricerca dei nostri bisogni.Il rispetto e tanti altri motivi ci incaponiscono nella ricerca nela nostra vita di tutto questo,dilaniandoci perchè non trova riscontro.E si giunge ad un'ulteriore scelta,dura, non facile,con dei prezzi altissimi.
E i nostri giudici inconsapevoli,i nostri figli che ci ameranno sempre comunque noi siamo,sono davanti a queste scelte.Continuare a fingere una devastante maschera che comunque riconoscono nelle nostre esernazioni o allentare la tensione scegliendo in loro nome anche per loro,Non so dirti se è meglio o peggio.Tu sai cosa ho scelto e perchè.Ora è qua,mi guarda riconoscendo il viso di suo padre e non una maschera di rabbia e insostenibile pesantezza dell'essere per forza da solo comunque.

Squilibrato ha detto...

Come ogni cosa la vita stessa non è semplice. Sorrido se penso mi stia prendendo in giro o mi metta nella condizioni di poter essere felice solo a volte. Meglio la serenità. Ho imparato questo prima ancora che Povia lo mostrasse su di un cartellone al popolo sanremese.