martedì, giugno 30, 2009

Sei qui, sei viva.
Sono le uniche parole che echeggiano nella mia testa.
E' qui, è viva.

Questa era la sensazione del grande dolore
che provavo ieri pomeriggio e che non riuscivo a placare.

Mille messaggi per tenerti in contatto,
per cercare di capire dove eri e che pensavi,
per tenerti accanto a me con il terrore di non capire,
per non lasciarti mai sola, anche se non capivo
cosa mi portava a compiere questi gesti.


Perché avevo una grande paura di perderti
e te l'ho scritto nei nostri pensieri che non mi volevo allontanare,
che volevo restarti accanto ma volevo capire,
perché pensavo dipendesse dal nostro non parlare
e avevo dentro il sentore di doverti chiedere dove eri,
che cosa facevi, che cosa pensavi. Cosa ero io.

E stamattina neanche credevo a ciò che leggevo,
non riuscivo a capire ancora una volta
che posso sentirti dentro e che le mie sensazioni
sono reali e che dovrei dargli ascolto.

Completamente destabilizzata in un delirio,
mi muovevo fra le tue parole e non trovavo nesso
fra il mio dolore e il tuo stato,
fra il mio rigettare e i tuoi messaggi.

Lentamente ho compreso.

E non posso far altro che dirmi.
E' qui, è viva.

3 commenti:

NERO_CATRAME ha detto...

Campanelli nel presente che suonano per il futuro,a volte inspiegabili se non quando il futuro diventa presente.Nulla continua ad essere per caso.

NostraDannus ha detto...

Parole che distruggono, messaggi che distraggono, sentimenti che echeggiano per non allontanare o distruggere il valore dei nostri piccoli gesti e non lasciare mai sola l'altra metà.

Potranno mai i nostri pensieri passare dal dolore della distanza al piacere della presenza nella testa, nel cuore, nel corpo?!
E può mai bastare dirsi “È qui, è viva” per renderla al nostro fianco?

darklady ha detto...

Sono qui e la mia mano ancora,tiene stretta la Tua...