Appoggiata con i gomiti alle ginocchia attendevo.
Arrivò come l'incalzare di un essere ferito, dall'interno,
una ferita c'era e non ero in grado di curarla.
Uno schiaffo.
Rimasi ferma quella volta, non che io reagissi,
ma spesso piangevo, mi divincolavo,
cercavo di calmarla. Rimasi ferma.
Uno schiaffo.
Stessa reazione, la fissavo negli occhi e non accennavo
ad abbassare il mio sguardo.
Uno schiaffo.
Questa volta scossi la testa come per farle capire
che avevo inteso il suo stato e che quello
non era il modo di reagire.
Di reagire al suo mondo crollato
al suo diffuso dolore
alle ferite di cui neanche io capivo l'essenza.
E quella, dopo diciassette anni,
fu la fine della mia agonia.
Quella non risposta risposta,
diede dentro di lei l'estrema convinzione
che oramai era tardi per cambiare,
era tardi per perpretare le sue azioni,
era tardi per scusarsi,
era tardi.
Non mi toccò più,
ma dentro di me rimase ancora
l'odore del sangue, della terra dove il mio viso era schiacciato,
i mille pianti, le ferite sul mio corpo
e un lento tarlo che logorava la mia mente.
Poco dopo abbandonai quella casa per mai più tornare.
Arrivò come l'incalzare di un essere ferito, dall'interno,
una ferita c'era e non ero in grado di curarla.
Uno schiaffo.
Rimasi ferma quella volta, non che io reagissi,
ma spesso piangevo, mi divincolavo,
cercavo di calmarla. Rimasi ferma.
Uno schiaffo.
Stessa reazione, la fissavo negli occhi e non accennavo
ad abbassare il mio sguardo.
Uno schiaffo.
Questa volta scossi la testa come per farle capire
che avevo inteso il suo stato e che quello
non era il modo di reagire.
Di reagire al suo mondo crollato
al suo diffuso dolore
alle ferite di cui neanche io capivo l'essenza.
E quella, dopo diciassette anni,
fu la fine della mia agonia.
Quella non risposta risposta,
diede dentro di lei l'estrema convinzione
che oramai era tardi per cambiare,
era tardi per perpretare le sue azioni,
era tardi per scusarsi,
era tardi.
Non mi toccò più,
ma dentro di me rimase ancora
l'odore del sangue, della terra dove il mio viso era schiacciato,
i mille pianti, le ferite sul mio corpo
e un lento tarlo che logorava la mia mente.
Poco dopo abbandonai quella casa per mai più tornare.
6 commenti:
Vola la mano sulla mia faccia
la testa di sposta il volto si trasforma
gli occhi si chiudono
il dolore si accende
ritorno in me stesso….
Porgo l’altra guancia
Sono rare le volte che alzo le mani sui miei figli,le posso contare,è successo due volte.Per il resto si parla,si tace,ma tutto questo accade comunque quando loro sono adducibili di colpe.Sfogare la nostra rabbia,il nostro dolore sui nostri figli è orribile e improduttivo,porta alla chiusura al dialogo e sono convinto che non bisogna essere amici dei figli,ma avere un buonissimo rapoorto di fiducia e comunque siamo noi a dare l'esempio.
Sono tanti i "mezzi" per cui si riesce a ricevere uno schiaffo. Sono tante le vie per cui si può nuocere ad una persona.. E questa cosa mi spaventa e al contempo mi lascia quasi stupita.
saggia decisione...
colpire chi usa violenza alle donne, è un obbligo categorico
Le ferite esteriori sono niente in confronto alle ferite interiori che certi gesti lasciano dentro di noi. Un gelo che nessun fuoco riece a scaldare. Un qualcosa che dobbiamo affrontare dentro di noi e cercare di superare... nella consapevolezza che quello che è successo non è copla nostra.
Poco da dire... i traumi possono essere Epifanie. Certo, sarebbe meglio le rivelazioni avvenissero nella luce, ma purtroppo è la maledizione di vivere in un mondo che mi sembra, spesso, un'esperimento venuto male.
E' importante, credo, avere comunque la forza di testimoniare, soprattutto gli abissi, perché ricordano a chi ascolta (o legge), che la perfezione va conquistata, non la regala il Destino.
Sembra assurdo e fuori luogo, per un componimento come questo, ma è una poesia bellissima...
Un abbraccio:)
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