mercoledì, gennaio 19, 2011

Il Quarto Balcone

Fumerò una Sigaretta prima di arrivare,
guiderò sulla statale col sonno che mi caratterizzava,
quando andavo all'università con la macchina di Pasquale.

Parcheggerò non lontano a dove ero solita fermarmi,
per andare a prendere latte e biscotti
e una tessera telefonica, da infilare nello zaino.

Con le scarpe da tennis scansavo la neve
che entrava nei calzini e nelle ossa.
Sorridevo comunque a quelle sensazioni.

Lungo la strada, Luca mi aspettava
con una sciarpa verde e il cappello rosso,
mi ricordava la mia città Natale.

Non parlava molto,
ero abituata a fermarmi un attimo e a guardarlo,
per poi riprendere il passo assieme a lui.

Sotto il quarto balcone,
uno squillo al telefono di Franco,
per avvertirlo che stavamo arrivando.

Poco dopo ci aspettava nell'androne del palazzo,
con aperto il libro di Fisica.
Lui leggeva per divertirsi, per passare tempo.

Attraversavamo la statale innevata
e poi salivamo le scale. Fino al terzo piano.
C'andavamo a cambiare i Jeans in bagno.

Li stendevamo sul ballatoio,
fin quando il rettore in tarda mattinata
iniziava a fare il giro delle aule.

E allora tornavano nello zaino,
più o meno asciutti,
assieme ai nostri sorrisi beffardi.

Mi recavo all'aquario con la sigaretta
sempre poggiata sulle labbra,
forse per quello mi chiamavano Ash.

Prendevo il mio Caffè additata da tutti,
l'unica donna che frequentava informatica,
un caso strano, probabilmente.

Passavo le serate in laboratorio,
prima che Franco riuscisse a portarmi via,
con la promessa di una cena "normale".

Andavamo a casa sua,
Luca aveva ordinato della pizza e della birra,
aveva comprato due pere per me.

Ci piaceva immergerle nel vino e farle cuocere,
qualcosa di caldo, mentre ripassavamo Analisi assieme,
o controllavamo il tempo per domani.

Ora tutto questo non c'è più.

Franco è morto sotto le macerie,
il Cellulare di Luca non ha più Squillato
da quel giorno del Terremoto.

Pasquale si dice che sia andato a Pescara,
ma che si rifiuta di parlare con chi,
gli ricordi l'Aquila.

E io domani ritornerò in quella città,
dopo tanto tempo,
piangendo per tutto il percorso.

Fino allo stesso parcheggio,
fino allo stesso bar.
Comprerò il latte e i biscotti.

Lascerò squillare a vuoto
il telefono di casa
di Franco.

E chissà.
Forse lo troverò ancora
nell'androne sotto al quarto balcone.

1 commento:

Otto il Biscotto ha detto...

Non sarai sola, io sarò lì accanto a te, pronto ad asciugare ogni tua lacrima, e a diventare un rifugio sicuro se vorrai fuggire da quei tuoi ricordi, belli ma dolorosi.