Reputavamo di avere l'esperienza necessaria per andarcene.
Ma in quegli attimi tutto cambia. Si perde la cognizione di se stessi.
Il futuro da immagini si tinge di un nero denso.
E allora perdiamo il contatto con tutto quello che abbiamo costruito. Anche con noi stessi. E quello che accade dopo, non dipende dalla nostra esperienza.
Non dipende da noi.
Dipende da tutto quello che invano abbiamo cercato. Da tutte quelle volte che il nostro viso è rimasto senza una carezza. Da tutte quelle volte che le nostre emozioni non hanno avuto un nome.
E distesa sul letto noto il ritmico muoversi del mio piede destro ricordando delle canzoni che suonano nella testa.
Mentre tutti dormono faccio scorrere nella mia fantasia le immagini di posti mai conosciuti, ma accoglienti come intimi confidenti.
Il caldo scivola sulla mia pelle, passo un dito lungo la tua schiena nuda. E' meraviglioso sentire le tue ossa sotto le mani, scorrerle dolcemente sotto i palmi.
Appoggio la mia fronte nei tuoi capelli mentre sei in piedi avanti a me con le mani lungo i fianchi.
Non ho voglia di parlare adesso, ma non devo neanche dirtelo, anche tu non ne hai.
Lentamente ci sediamo a terra, avvolgo con le mie gambe il tuo torace rimango con la testa sulla tua schiena a contare gli attimi che ci uniscono.
Per un momento riusciamo a chiudere fuori quel mondo che ci impregna i vestiti che appesantisce l'anima che non riesce a farci respirare.
Rimango sulle note dei tuoi respiri.
Candele si accendono dolcemente intorno ai nostri corpi che stranamente non s'illudono dell'avvenire.
Ne sollevo una mentre guardo i tuoi occhi senza emozioni, senza paura, senza contatto.
Lascio cadere gocce di cera calda sulla tua pelle, la tua bocca sussurra, le mie dita scorrono nel calore liquido.
Gocce sulle tue labbra che verranno poi ripulite dalle mie.
Gocce sul nostro petto perché i battiti del cuore le rimuovano.
Gocce sui nostri sessi stanchi perché le emozioni divengano devastanti.
Appoggio il mio petto al tuo.
Velocemente rovescio sopra di noi l'intera nera cera dell'ultima candela che sporcando i nostri corpi bianchi unirà ciò che è sempre stato diviso.
E' possibile variare continuamente e rimanere sempre se stessi.
E' acqua in una coppa che liquida sbatte alle pareti prendendo le sembianze di ciò che la contiene, non per sua volontà. E' acqua che gela al primo impatto spaccando i muri, istantaneamente. E' acqua che lentamente evapora per disperdersi nell'aria e piovere dai nostri occhi.
Ma è acqua.
E' fuoco che verso l'alto stacca le sue lingue dalla bocca per parlare e cantare ancora. E' fuoco che colando distrugge e brucia inesorabilmente come schegge d'inferno. E' fuoco che saetta dal cielo per poter ardere la terra.
Ma è fuoco.
E' terra che vola a cavallo del vento disperdendo per milioni di chilometri i soli semi di gemelli simbiotici. E' terra che si scioglie trasudando dentro se stessa. E' terra che si disperde per lande inimmaginabili, incontenibile segreto.
Ma è terra.
E' aria che sibila nelle scanalature della roccia maestosa che svetta. E' aria che riscopre i mondi nei quali viaggiano le nostre parole. E' aria che ci permea dentro controllando lei la vita attimo per attimo.
Ma è aria.
E allora guardami cambiare forma dopo forma ancora per essere me stessa sempre in ogni mia mutevole forma. Ancora e ancora.
Rimango estasiata dalla bellezza di un attimo, di qualsiasi persona indistintamente. [AmoreOdio]
La mia pelle può fremere per la tua musica mentre le foto scorrono sotto le mie labbra. Estasiata come colei che la vita di altri visse e non la sua, giaccio fra le tue braccia chiedendoti ancora. [ilSuonoDeiTuoiBracciali]
Ancora di tutto, ancora di niente di quello che mi stai dando e di quello che non sai.
Di quello a cui non sai dare un nome e continui a turbarti l'Anima quando invece basterebbe un respiro profondo per cedere alle mie suppliche. [AbbandonarsiNonFaPerNoi]
E la disillusione che ci porta al cinismo e al chiuderci in noi stessi, potrà rimanere fuori delle mura di quel castello che svetta bianco davanti alla tua isola nel mare. [SentiIlMioOdore]
E verranno ancora sere e sarà di nuovo musica e vino rosso come mai abbiamo desiderato.
Non sarà altro se non vorremo annusando l'aria per cercarci follemente. [IncontrarsiSenzaAspettative]
Noi che siamo così fisici e che a volte non concepiamo i rapporti dove non ci sono occhi che si incrociano dove le nostre mani non hanno toccato.
T'ho detto chiudi gli occhi e immagina. [No,NonCosì.NonPossoFarlo]
Sedevo su quel gradino, dopo aver ceduto il mio posto agli altri.
Giocavo con i miei piedi e con la cinghia della borsa.
Attendevo.
I miei occhi hanno iniziato a vagare e si sono posati sulle persone, sulle loro facce stanche, sui segni del tempo, sulle ruvide nocche delle dita, nelle gambe macchiate, sulla pelle senza odore, negli sguardi assenti.
Dentro di me nasceva, cresceva, dilaniava.
E mi miei occhi viaggiavano sulle labbra senza sapore di baci, nei movimenti automatici e metodici, sui discorsi senza senso, nei dolori del tempo, nel disgusto dei miei sentori.
Dentro di me s'apriva, urlava, avvampava.
Il mio sguardo saltava di gente in gente mentre il mio cuore impazziva di dolore.
Ho iniziato a correre verso la porta, in un pianto dirompente fino a quando rannicchiandomi su me stessa vicino alla fermata di un autobus ho ritrovato il controllo e la pace.
Il tempo passa, non lo posso fermare, anche se avevo carte buone non le ho giocate, le spine sono rimaste nelle mani e non posso toglierle.
E rimane la fobia di camminare senza meta per poi arrivare alla fine della vita e morire comprendendo di non aver mai vissuto.
Si staglia sul vuoto la musica di corde pizzicate. Le tue mani ruvide si muovono come sul corpo di una donna. [AmalaQuiDavantiAMe]
E rimango incantata da tanta passione, che mai ti ha deluso, anche quando è stata abbandonata. [IlDoloreèNuovamentePiacere]
Sono accanto a te, mi guardi e a volte sorrido. [AmaraFollia]
Ascolto i tuoi giri di DO# presa dalle parole del ragazzo che non ride e serio scherma i suoi occhi nuovamente al mondo. [E'UnCantante]
Abbandonando lentamente la nostra lotta per un giorno ancora, ci volgiamo ad afferrare veramente il senso della vita. [NonHoPaura.OraNo]
Esausti non desideriamo altre parole in aggiunta a ciò che già la musica completa. Questa notte agognamo uno sprazzo di pace, che sappiamo verrà distrutta da un momento all'altro. [RallentaIlTempo]
Godiamo, mantenendo alto il piacere, contraendo le nostre viscere per non lasciarlo uscire. [UltimoSpasmoDiUnOrgasmo]
Chiudi gli occhi, lasciati sconvolgere dal vino rosso facendo così uscire suoni dalle labbra, come se fossero parte di noi, della nostra carne, del nostro sangue. [LePorteSonoFinalmenteAperte]
Frasi che solo cantando riusciamo a pronunciare, parole che mai scandiremo in altre occasioni. [SaliamoIlCastello]
Non sfuggiamo, stranamente, il nostro sguardo. [SimbioticiAllaNascita]
Immergi la tua Anima nel mio Mare, io le mie Mani nella tua Terra, il Vento mi porta il tuo Odore, il Fuoco scoppietta bruciando attimi di Vera Vita. [PerfezioneDiElementi]
mercoledì, settembre 23, 2009
Rinchiuso nei tuoi pensieri, fermo con la tua sigaretta accesa, l'agenda e il cellulare che spinge nella tasca.
Funambola cammino sul pavimento scosceso di questa salita che mi porta da te, Pietra a terra. Fredda disallineata.
Ma i miei occhi sono coperti dal cappuccio. Non potrai accorgerti della mia presenza.
Nussun odore e nessuna nota disarmonizza così il battito del tuo cuore.
Rimango a guardarti da lontano, rannicchiata in un angolo sulle mie ginocchia appoggiando la testa su di esse.
Pensi.
Quando è che non lo fai? Quando la tua testa si ferma e prende tutto con leggerezza?
Le mani di Lei ti sfiorano. Muore qualcosa dentro me.
Avrei voluto essere li ferma per tutta la notte a custodire i tuoi pensieri e desiderare il tuo respiro.
Il tuo viso serio e perso nel nulla del tanto delle tue divagazioni, prende colore.
La tua bocca dapprima socchiusa e leggermente tesa accenna un sorriso.
Vengo sovrastata da mille pensieri che non dovrebbero appartenermi, che non possono essere miei, che non dovrebbero esistere.
Ma io li provo lo stesso ed esplodono dentro me.
Inizio a correre per la discesa, sfioro con la mano la sua maglia scura e chiudo gli occhi come per passare un testimone alla mia compagna, in una gara dove sarò io a perdere.
Ricevo in cambio il suo dolore e cedo a Lei ciò che vorrei per me.
Ho sognato tutta questa notte di avere la possibilità di passare la mia lingua sulle tue ferite appena riaperte, lenire lo stesso dolore che ti concedi in modo che accenda in te il pensiero costante del ricordo.
Tremante di questo desiderio mi sono destata ed era come se ti avessi accanto.
Ho immaginato una finestra alla luna il vento che faceva muovere le lunghe tende morbide dal colore azzurro.
Tu dormire nel letto, con un lieve sorriso di chi, stremato, si da pace nel sonno.
Abbracciato al cuscino, con una gamba piegata e l'altra distesa. Un'eterna lotta anche nel sonno.
I tuoi capelli mossi sparsi per il cuscino e quel sorriso... quel sorriso, di un bambino sereno.
Ho passato le dita sulle tue spalle, Dio quando mi piacciono, scorrevano veloci sul sudore della notte.
Hai socchiuso gli occhi che mi guardavano serio come se non avessi mai dormito come se non ti fossi mai svegliato.
E con lo stesso tuo modo di fluire è cambiato di nuovo il mondo.
La brezza del mare è tornata nella stanza, la tua bocca non ha sorriso mentre la mia implorava.
Non ci sono state parole per un prima o un dopo, il Silenzio ha parlato per noi.
Ed è magnifico, perché è il modo migliore per sentire il tuo respiro entrare dentro di me.
Forse accendere una sigaretta non è altro che voler bruciare i propri pensieri in qualcosa che si volatilizza nell'aria e contemporaneamente si stratifica in te.
Non ho mai trovato modo migliore per poter riflettere se non guardare il fumo uscire dalle labbra socchiuse.
Stringo a me quello che mi rimane. In un unico pugno la cenere che ci arse molto tempo fa.
E ora che sono sola con i miei desideri riesco a perdermi facilmente fra le pieghe dei miei sospiri cercando inaspettate sfumature.
E da lontano mi arriva il tuo odore che mi fa sorridere e so che l'hai fatto anche tu guardando in giro non curante.
E potrà non bastare una vita per tutto e potrà servire un sono attimo per capire uno sguardo per innamorarsi e una parola per perdersi.
Non ho mai apprezzato il sapore del Martini, l'ho sempre dovuto sconvolgere con un sacco di altri liquori perché avesse il gusto giusto. [NonRiuscivaAdImpegnarmiLaTesta]
Incredibile immaginare di mischiarlo assieme alle tue parole ... E' sceso in gola come se fosse musica assieme ad esse. [IlGustoImprecisoDell'Oblio]
Ed è stato così piacevole poter condividere una felpa nera sopra una maglia viola, una passeggiata con la sigaretta accesa vedendo le tue spalle stringersi le une sulle altre. [CapelliMossiOltreIlVento]
Il frugare della mano nei pantaloni, l'affrettarsi a cercare qualcosa, forse la pietra vulcanica che porti al collo, per poi lasciarti camminare, seguito dal mio sguardo. [IlRicordoDiQualcosaCheNonC'è]
Che strano. E' così piacevole.
Parlare di tutt'altro che quello che vorresti, prendere posizioni contro tutti, e incassare pugni come se fossi un pugile di professione. [LaCondannaDiUnPregio]
Ma ci eri uscito da casa con questo sentore di dover buttare fuori il tuo veleno per lasciare posto a qualcosa di nuovo. [TrovaraiCiòChePotràSostituire]
E rimanere nella notte ascoltando respiri e non dormire.
[Buongiorno]
E una linea Oceano solca il Nero di un Silenzio mai pronunciato.
E' come acqua che lentamente si decanta, lasciando la tempesta alle spalle. Al minimo sospirare del vento, tutto torna a galla per inondare nuovamente il mio Essere, infangandolo.
Non è possibile cancellare, spostare, decantare quello che sono.
Ancora più difficile è accettarlo, ovviamente.
E non mi ritrovo in nulla di quello che vorrei e più cammino e più sono rinchiusa in questa stanza sbattendo le mani sui muri per uscirne.
Cosa devo fare per essere quello che sono?
Ho bisogno di poter completare la parte peggiore di me non in un compianto di pena ma con qualcuno che sappia veramente ciò che sto provando.
Perché io non voglio uscire da questo per diventare come tutti voi, io voglio essere me stessa e neanche troppo condivisa.
Voglio solo trovare quel pezzo del puzzle che possa incastrarsi e dirmi "Sì" con la testa, anche senza le parole e che intimamente sappia ciò che è dentro di me.
Non dover spiegare, oltre quello che provo, perché lo provo e da cosa mi è causato, ma esporlo per far si che sia metabolizzato.
Trovo un pezzo di me, piccolissimo, infinidesimale, nelle persone che ho intorno, ma questo mi costringe a riversarmi in mille persone per trovare quella comprensione e la pace che cerco.
Ho incredibilmente bisogno di piangere di scuotere la testa e di pensare che tutta questa vita sia solo un incubo dal quale mi potrò svegliare per tornare nuovamente ad essere me stessa nel reale.
Ma per ora sento solo il sapore del sangue proveniente dalle labbra che sto mordendo per non singhiozzare in modo che gli altri non mi sentano.
Stendere di nuovo la mia maschera e il mio sorriso e continuare a fare tutto quello che mi viene richiesto.
Ma fuggirò, in un modo o nell'altro.
Questa non è vita e io lo so.
Adoro poggiare la testa atterra, sentire il peso del mio corpo comprimere le spalle, distendere braccia e palmi completamente.
Sostenere con le ginocchia le anche e respirare.
Lo faccio spesso quando devo ritrovare me stessa, riprendere il contatto con la terra con l'ambiente, con il mio corpo.
In quel momento scordo tutto il resto e dedico tempo ad ascoltare che tutto si rilassi, che prenda il suo tempo che batta all'unisono.
E sfollano dentro di me le immagini di cui non mi riesco a liberare di notte lasciano spazio alle mie fantasie e debolezze.
Ripercorro le scale di quel castello che ospitò un tempo ciò che chiamavo Amore. Il mio vestito rosa tea, sfuma col grigio marmo delle scale. Corro scendendo la lunga chiocciola per arrivare all'impetuoso portone.
Lascio i lembi del mio vestito e spalanco le porte. Il sole acceca i miei occhi che socchiudo per vedere oltre la luce. I miei capelli raccolti in lunghe trecce sistemate sulla fronte, non accennano a scomporsi alla tempesta del mio animo.
Imperturbabile. Come la tua scomparsa.
La vista del tuo cavallo bianco disarcionato.
Non so più a cosa pensare, mi appresto ad accarezzargli il muso per placarlo, per cercare di farmi dire dove sei.
Scuote la testa, respira affannoso. S'impenna e corre nella stalla, al suo solito posto.
Nel frattempo cado in ginocchio con gli occhi fissi alla radura su questa ghiaia candida come le mie lacrime.
Improvvisamente tutto mi appare così vuoto, senza senso. La vita stessa perde di consistenza confondendo un regalo con l'eterna condanna.
E piove sopra il mio corpo stanco della vana attesa.
Capelli imperturbabili al vento, al trascorrere del tempo, dal colore del grano avvelenati dal buio della notte.
Il rosa del vestito ha lasciato il posto ad un nero manto lucente, il viso soave e irridescente è frantumato nello specchio delle mie non emozioni.
Le mani un tempo si muovevano intonando canti, ora le lunghe unghie eburnee raccolgono solo freddi candelabri.
Gli occhi sono gli stessi, perché quello che il tempo cambia, il mutare degli eventi, può farci apparire diametralmente opposte a quello che siamo.
Ma gli occhi sono lo specchio dell'anima, anche essendo mistificatori è difficile nascondere quello che siamo e cosa proviamo.
E benché possiamo scrivere e urlare e avvelenarci l'un l'altro, io ho visto attraverso i suoi occhi e non riesco a scordarlo.
Pongo così il viso a terra, sprofondo in questo fango dove una volta i tuoi passi allietavano i miei. Abbraccio ciò che mi è rimasto accanto.
Ritorno ad essere quello che ero, riprendo costanza in pensieri e in parole. Ometto stupide omissioni.
Siamo sempre state convinte, da quando lei cantava con noi, che avesse un talento speciale. Ancora ho dentro la melodia di "Zombie" per la voce particolare e la carica con cui la interpretava.
Ci guardavamo e sorridevamo. Non ne avremmo mai fatto a meno.
Eravamo solo delle ragazzine, ma nel nostro cuore, in fondo, lo sapevamo.
Poi le vite si separano, ma in un modo o nell'altro, torniamo mano nella mano.
"Prima vedevo macchie verdi, ora vedo nettamente le foglie. Tu sei i miei occhiali..."
Gray's Anatomy
E l'ho visto nei suoi occhi, ed erano i miei. E le sue labbra hanno pronunciato le parole che sentivo dentro e che non ho avuto il coraggio di dire.
E davanti a me c'era lei, nella stessa identica condizione.
Perchéapparentemente ero io la forte, ero io quella che non si riusciva a scalfire, quella che aveva una soluzione a tutto il mondo.
Ma non aveva una risposta al suo piacere, non aveva una comprenzione delle emozioni che la pervadevano e che non era stata in grado di dire, chiaramente.
E rimanevo nel mio letto arricciata, piangente di mille fotografie di momenti e di mille sensazioni.
Lei non scuoteva il capo. Si rivestiva e fuggiva dal suo amante per capire "che cosa fosse lei" e che cosa le piacesse di più.
Se l'amore con me o se l'amore con lui.
Ma che differenza fa? Non è amore comunque? Non è passione comunque? Non è sensazione comunque?
Non resse a tutto il turbinio di immagini che le passavano nel cuore attraverso l'anima.
E cadde così in basso da non saperla rialzare perché guardavo in alto quelle macchie verdi che ora sapevo essere foglie.
Ero in una cittadina nei pressi di Milano e stavo aspettando una persona, anche se il luogo non mi piaceva, mi innervosiva. Giocavo col mio cellulare per ingannare il tempo.
Tesa al ritmo dei miei passi, camminavo per quella strada che per terra rifletteva le luci di quei neon così lontani dalla mia vita.
Sentii una persona alle spalle, così tardi da essere già contro il muro verde e ruvido del palazzo. Tirai a me la borsa, c'era dentro tutta la mia vita.
Sentii il suo pugnale premermi in mezzo alle spalle quando lasciai la presa alle fibbie di cuoio.
Girai il viso e lo riconobbi dal suo profumo e dagli occhiali neri sugli occhi, occhi come i miei.
Senza parole percepii la sua mano sfiorarmi la gonna. Strinsi le gambe e nello stesso momenti riuscii ad afferrare il pugnale con la mano sinistra.
Lasciò cadere la borsa e mi bloccò il polso contro il muro riprendendosi l'arma e, senza pensarci due volte, piantandola nella mia spalla.
Trasalii
Ma era ardore, insana carnalità che mi pervadeva. La sensazione mi invase, confondendosi dentro di me.
Il dolore si era mischiato al piacere perdendo cognizione della sottile linea di separazione.
Mi girai, lo guardai e lo baciai.
Con la stessa foga di una lotta, mi fece scendere gli scalini che portavano ad una gelida porta di ferro. Non feci neanche a tempo a comprendere dove stavo andando, che ero in ginocchio su un divano accostato al muro col viso schiacciatovi sopra.
Lo desideravo.
Tolse il coltello dalla mia spalla facendomi urlare mentre alzandomi la gonna, prendeva il mio piacere.
Piacere limitato da quel pugnale che era fermato con l'impugnatura sul suo bacino e la punta sui miei glutei. Una mano lo reggeva in quella posizione, mentre l'altra cingeva il mio addome accompagnando veementemente i miei movimenti.
Non sarei mai potuta scendere completamente per prendere ciò che in quel momento bramavo più della vita. E sapendolo, lui rideva.
E il mio ritmo aumentava, nello stomaco cresceva quella fame che ben conosco e che mi fa star male, fino a morirne, comprensiva dell'inquietudine di non poter placare nulla di ciò, senza pagarne il prezzo.
Mi strinse a sè non facendomi respirare, aprii la bocca in un ultimo gesto. La riempì della sua saliva.
Trascorse così un eterno attimo di follia.
Chiusi gli occhi e affondai il mio corpo completamente nel calore che bramavo e nel dolore di rimando.
Trasalii
Questa a volta aprii gli occhi e saltai sul mio letto svegliandomi, provando il piacere più immenso che abbia mai ascoltato.
Esanime ho preso il cellulare per leggere che ore fossero.
Un tuo Sms.
martedì, settembre 15, 2009
Per il mio Principe.
lunedì, settembre 14, 2009
E temo che sarà così per sempre.
Sono sempre fermamente convinta che la scelta iniziale, l'impatto istintivo, sia quello migliore.
Lentamente volgo le mie spalle ad un futuro incerto per tornare a qualcosa di più stabile ed equilibrato.
Si può costruire anche sul nulla, ma non si può erigere dove il terreno continua ad ardere. E' una battaglia persa dall'inizio.
Imboccai questa valle con la presunzione di poter lenire queste ferite incluse le mie.
M'allontano ora da questa gola rocciosa con la consapevole sconfitta.
Ma non ho lasciato nulla di intentato, ho cercato sempre di porre rimedio, di provare, di riuscire.
E se per altri questo è una spudorata presa in giro, per me era amore di qualcosa che c'era e in cui credevo.
La terra c'era, le basi c'erano. Ma ancora tutto arde e non ho voglia di combattere.
Ed è proprio dei dettagli che m'innamoro, perché insieme sono l'essenza del tutto.
E posso ricordare per immemore tempo quel difetto che avevi nella pronuncia della lettera S che a me faceva tanto sorridere e ti rendeva unica.
Sciolti i tuoi orgogliosi capelli, li spargevi sulla mia pancia, in cerca di carezze.
Ed erano neri ed era profumo ed era calore, ed ero in imbarazzo, ma non lo davo a vedere.
E continuavamo a parlare dei tuoi viaggi e delle tue passioni, delle amiche che ti avevano lasciato, degli uomini che ti avevano tradito.
E più il tuo fiume aumentava, più non sapevo collocarmi in tutto quel passaggio di anime e tacevo sorridendo, cercando di arginare i miei pensieri.
Ti sei tirata su di scatto dal mio petto.
"Ti amo perché sei diversa e non sei nulla del genere"
Già, nulla del genere, come al solito. Era un complimento indubbiamente, ma in quel momento non lo presi come tale.
Perché io sapevo esserle amica, sapevo esserle amante, sapevo adorarla, sapevo esserle fedele consigliera. Sapevo indietreggiare quando voleva i suoi spazi, sapevo eclissarmi quando non c'era bisogno di me.
Sapevo essere quello che a lei serviva.
Ma questo faceva anche si che io non potessi pretendere le sue attenzioni, il suo amore, ascolto per i miei problemi, la sua attenzione. Perché io "sapevo" per lei e a lei bastava quello.
Ed ero diversa, perché non ero riuscita a lasciarla nel buio dei suoi psicofarmaci e antidepressivi, perché ero in grado di parlare con lei notti al telefono finché non si addormentava tranquilla, perché se c'era un problema in poco tempo ero la.
Ed io so. Infinitamente.
Ma lei non sa. Infinitamente.
E fa male, ancora una volta. Di nuovo diversa.
giovedì, settembre 10, 2009
Probabilmente si. Sto cercando una ragione. Una ragione per sentirmi una donna.
Vorrei vedere valorizzati tutti quegli aspetti che per tanti anni sono stati trascurati da me stessa, sempre in balia di altre cose da fare.
E le persone si sono così abituate al mio essere, un po' sciatto, casual, capelli tirati su con un mollettone, che quando mi trucco ed esco, rimangono allibiti quasi cercando con lo sguardo me stessa.
E vorrei avere una ragione per essere donna. Quella ragione che mi possa spingere a fare questo tutti i giorni, perché senza un motivazione, purtroppo, non riesco a muovermi e rimango a piedi scalzi vestita da gitana.
Vorrei avere una ragione per essere donna. Donna come quelle che a me piacciono, estremamente femminili, profumate, con quel passo deciso sui tacchi altissimi e che cavalcando neanche ti guardano perché hanno il loro scopo negli occhi e desiderano raggiungerlo.
E per quanto una buona testa e un'ottima parlantina siano una meravigliosa chiave d'accesso, a me manca quella sicurezza e quella spavalderia data da un essere che non si incastra perfettamente nei miei canoni di donna.
Forse amando solo gli uomini, potrei essere più sicura di me stessa. Ma sono solo supposizioni senza basamento in quanto al cuore e alle sensazioni non si comanda e non esiste cura al fatto che quando una donna ha quella camminata possa farmi morire.
Quindi rimango col mio sorriso beffardo e gli occhi puntati al mondo.
Sento pesanti e mutevoli questi giorni che mi accompagnano verso il nulla. Vorrei aprire nuove porte ora che sono ferma e sono riuscita a chiudere tutte quelle che non desideravo fossero aperte.
Attimi interminabili di sospensione, a volte rigenerano, a volte stancano e stressano.
Ora ho bisogno di muovermi, ma non conosco la direzione.
Non ho ancora ben compreso cosa voglio, so solo come si rimane in piedi dopo la tempesta.
Ed è proprio di questo silenzio che ora sto godendo, con gli occhi chiusi mentre la mia mano cerca un appoggio immaginario.
La mia pelle è tesa e ricettiva, non sempre il bene in quanto tale viene recepito. Ha cambiato totalmente sentire, è tutto diverso.
E mentre prima questa cercava affannosamente altra pelle ora ringrazia gli Dei perché le altre passino ignorandola.
Sono stata seduta a terra, lentamente ho reciso i mille fili che mi legavano agli altri, i più duri li ho interposti fra i più semplici, ho ripulito e sanato il mio corpo dalle ferite provocate, l'ho reso più forte all'esterno. Ora reagisco.
E da qui voglio iniziare nuovamente il mio cammino, cercando di gratificare quello che apparentemente non avrebbe senso.
Sono sicura che ci si può accontentare anche di poco, che non è detto che i propri sogni debbano realizzarsi, che si può stare anche da soli per sempre, che tutto può non andare come tu l'avevi pianificato.
Adoravo stare da sola, mentre il mondo si muoveva intorno. Erano tutti così abituati a questo, che i miei capelli ondeggiavano nel vento dei loro odori senza accorgersene.
Rimanevo a guardare le scarpe, spostando leggermente i piedi e sorridendo dentro me stessa, quando leggevano gli articoli scritti sul mio giornale.
Sentivo tacitamente i loro commenti, avevo un buon team di grafici e scrittori, ero veramente soddisfatta. E silenziosa.
Così passarono anni, continuavo ad pubblicare con cadenza, se non quindicinale, mensile. I miei ragazzi mi amavano e mantenevano il segreto. In cambio davo a loro la possibilità di scrivere e di pensare, di dichiarare al mondo le loro idee senza che queste fossero pilotate o censurate.
Un giorno d'inverno camminavo per gli enormi corridoi, avevo la mia malboro in mano e scrutavo i finestroni di vetro non curante delle persone che mi sfrecciavano intorno.
Scendetti le scale anti incendio, lentamente. Nessuno, come al solito, mi notò.
Arrivai al cortile, accesi i miei pensieri sperando si dissolvessero.
Notai arrivarmi incontro una nuova ragazza, correva con in mano il suo scritto.
Soprassalì.
Proveniva dall'altra parte del cortile, diametralemente opposta a me. Non ebbi fiato per fermala, non ebbi tempo.
Iniziò ad urlare il mio nome. Le lettere venivano scandite come rintocchi di un campanile che segna la messa a morte del condannato.
"A S H A"
Tutti si voltarono. Mi avvolse il terrore di un divenire inesorabile. Guardarono con i loro grandi occhi ciò e colei che avevano sempre ammirato in anni e anni e che non sospettavano essere proprio quella persona che nella vita reale rigettavano e emarginavano.
Iniziarono i gridolini e le risa di quella gente che neanche consideravo tale.
Un ragazzo si avvicinò chiedendomi se veramente fossi io la persona che la ragazza aveva urlato con tanta fretta svelando il segreto che avevo mantenuto per anni, confessando quel segreto che solo i fidati sapevano.
Accennai un sì con la testa, fra le risa della gente che divenivano spilli sui quali avrei dovuto camminare per tornare in classe. Mi mancava il fiato, sicuramente avrei aspettato che tutti corressero sulla scala anti incendio per rientrare prima di muovermi.
"Sarebbe un onore accompagnarti in classe"
I nostri occhi si incrociarono. Lesse il mio stupore, come io il suo, al mio assenso.
Camminammo lentamente, e non erano spilli e non dovevo correre.
Alzai lo sguardo dritto davanti a me, incrociavo gli altri e non mi facevano male. Le mie braccia incrociate si sciolsero, iniziarono ad accarezzare i fianchi e a muoversi armoniosamente.
Il passo indeciso e schivo, divenne una falcata sicura alla quale gli altri si spostavano o avrebbero ricevuto una spallata.
Era ora di cambiare, avevo sopportato troppo, avevo finto troppo. Il mondo mi aveva emarginato perché io lo avevo permesso.
Continuavo a camminare, accennai un sorriso.
Celebrai così la morte del mio animo di fanciulla.
Finalmente riesco a immergermi nel tuo mare. Sconsideratamente mi lascio andare al mio Essere che inesorabile allaghi il tuo.
Vorrei potermi esprimere appieno, che capissi tutte le sfaccettature del mio fare, non voglio né mentire né creare una maschera atta a farti vedere quello che desideri.
Ho bisogno di essere me stessa, con te, nelle mie manifestazioni, nei miei pensieri e anche nelle mie richieste e nelle mie follie.
Sei per me il più grande dei regali e desidero accettarti così senza bramare altro.
Perché sono meravigliosamente affascinata da quello che sei, che fai e che dici e non desidero che tu cambi.
No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente To be the bad man - Ad essere l'uomo cattivo To be the sad man - Ad essere l'uomo triste Behind blue eyes - Dietro gli occhi azzurri. And no one knows - E nessuno sa What it's like to be hated - Come ci si sente ad essere odiato To be faded to telling only lies - Ad essere accusato di dire solo bugie. But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza. I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta That's never free - Che non è mai libera. No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente To feel these feelings - A provare questi sentimenti Like I do, and I blame you! - Come faccio io, e me la prendo con voi! No one bites back as hard - Nessuno si trattiene così tanto dal ribattere On their anger - Alla loro rabbia. None of my pain woe - Nessuno dei miei dolori Can show through - Può trasparire. But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza. I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta That's never free - che non è mai libera. Discover l.i.m.p. say it (x4) - Scoprilo.. l.i.m.p. dillo (x 4) No one knows what its like - Nessuno sa come ci si sente To be mistreated, to be defeated - Ad essere maltrattato, ad essere sconfitto Behind blue eyes - Dietro gli occhi azzurri. No one knows how to say - Nessuno sa come dire That they're sorry and don't worry - che è dispiaciuto e non ti preoccupare, I'm not telling lies - non dico bugie.
But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza. I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta That's never free - che non è mai libera. No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente To be the bad man, - Ad essere l'uomo cattivo To be the sad man - ad essere l'uomo triste Behind blue eyes. - Dietro gli occhi azzurri