Lei è acqua e sapone, poco trucco sui suoi occhi, sempre jeans a coprire le sue gambe e maglione per non far intravedere le curve.
La conosco così da tempo, avvolta nella sua camera rosa col piumone morbido dove gli orsacchiotti sprofondano. Quel suo parlare così scontato e ingenuo, una tranquilla compagnia per una serata storta.
Stasera la passo a prendere e parcheggio sotto casa. Sovrapensiero fumo una sigaretta. Toc Toc, al vetro. Ci metto un attimo per capire chi fosse. E' lei.
"Si va a ballare?" mi chiede. Schiarisco la voce con un colpo di tosse e le dico un distratto si, accendendo la macchina.
Si sistema il collant nello stivale. La gonna .. la gonna? Ma quale gonna, non è altro una fascia nera che le volge la vita già stretta oltre misura dal suo piumino nero allacciato fino al collo.
"Però belle gambe" penso intanto che mi avvicino ad un parcheggio.
Scendiamo dalla macchina e un lampione illumina il suo viso, non avevo mai notato quanto fosse carnosa la sua bocca. Sorrido e entriamo.
Lascia il giacchino al body guard di turno mentre io sto cercando di sistemare le chiavi nella borsa.
Quando mi giro. lei mi è già di fronte e indossa un dolcevita nero che le contorna il viso e i capelli corti fanno il resto.
La faccio passare possandole le una mano alla schiena che, solo allora, mi accorgo essere completamente nuda. Il dolce vita è fasciato al collo e sotto i fianchi, per il resto è completamente aperto.
Muovendo le braccia per passare fra la gente mi cade lo sguardo accanto al braccio, ad ogni sua movenza tutto è visibile.
Ho sensazioni contrastanti in me. Rabbia, delizia, odio, eccitazione.
E balliamo tutta la notte e tutta la notte ancora cambio mille volte faccia, probabilmente se ne accorse perchè rideva ogni volta che mi guardava.
Ricordo solo il lento spegnermi e il sale del Margarita che bruciava sulle labbra quando mi baciò. "Buono, è Margarita? Il mio preferito"
Rosso su Nero, ancora una volta.
Abbassai la testa controllando che il limone fosse ancora nella coppa.
Angelito, quando fui al bancone, mi prese la mano con la sua senza farmi appoggiare il bicchiere e sorrise divertito dalla mia espressione sorpresa. "Come và Sah?", alzai il ciglio per non rispondere in modo sgarbato e accennai ad un sorriso che dovette brillare sulle mie labbra glitter perchè mi versò ancora Margarita nel bicchiere "Offre la casa per sedare i tuoi malumori che, a giudicare dalla compagnia, sono sempre gli stessi". Buttò un'occhiata alla ragazza, tirai fuori una sigaretta dalla tasca e feci cenno con la testa. Mi fece passare dietro al bancone per arrivare fino al retro. Li potevo fumarmi una sigaretta senza congelarmi al freddo della notte. Anche se tremavo appoggiando i gomiti sulla finestra, non era freddo. Era tutto quello che avevo dentro a farmi star male.
Un mano sul fianchi, Angelito era venuto a controllare che stessi bene. Era calda, accogliente, chiusi gli occhi per un attimo.
"Tutto bene Angel, tranquillo" mormorai soffiando fuori il fumo.
"La devi smettere di devastarti così. Poi le persone se ne approfittano perchè sei buona e sei rispettosa. Non capisci che le donne con te ci giocano solo?"
Lo guardai divertita, come si guarda un fratello maggiore che impartisce lezioni.
"Hai ragione Angel, bisogna ritornare sulla retta via." Dissi gettando la sigaretta con uno schiocco di dita il più lontano possibile dalla mia vita.
"Non mi prendere per il culo, non c'è bisogno. So quello che hai dentro, ti conosco da piccola e conosco quello sguardo. Prendi il margarita che è sul tavolo e vola in pista. Fai vedere a quella marmaglia che vuol dire ballare reggaeton. Basta uno sguardo e poi ti sono addosso per toglierti le pulci". Si riferiva a quelli che c'avrebbero provato.
Sorrisi, gli saltai al collo baciandolo come una sorella minore. Mi piaceva il suo sorriso dolce su quel faccione muscoloso e le sue mani grandi sulla mia schiena.
Saltai il tramezzo senza aprirlo "Oh Sah !?" e ridendo presi al volo il mio margarita che questa volta invece che in una coppa era in un old fashion.
"Così non lo verso sopra a nessuno ..." pensai.
Mi mossi verso la pista, avevo finito già il mio margarita. Inizia a ballare dopo aver raggiunto il centro della pista. Da li non ti colpiscono i fari negli occhi. Chiusi gli occhi e il ritmo prese il sopravvento. Bailando Sola, la mia canzone. La sento dentro e fianchi prendono movenze latine, ritmate, sensuali.
Le braccia piegate sulla mia testa, lo sguardo perso.
"Così mi scaldo un pò ..."
Sailo el sol e a ballare non sono più sola.
Mi ha raggiunto e inizia le stesse movenze vicino a me.
Reggeton dentro, la gente ride, si diverte.
Ho la testa altrove.
"Y sus amigas estaban en acciòn.
La canciòn,
que causa en ellas
y sus cuerpos esa sensaciòn.
Reggaeton
piden reggaeton
del mejor
sientan la presiòn"
E la mia testa è presa, il mio corpo non vede altro che il mio spazio e le sue forme che si avvicinano pericolose.
Rosso ancora su Nero, mi giro di schiena. Si è avvicinata, mi ha avvolto con le braccia. Sento il suo ritmo dietro alla schiena, lo seguo e diventa tutt'uno. Prende i miei fianchi, il ballo continua.
"Como grande mueve la cola
la la vuelva con rola
dale sin miedo rompe la consola
la pistola, chambonea.
ella lo vuelve loco como se menea
bailando pura candela
lo vuelve loco cuando se acelera
y pela"
Adrenalina sale, il sapore del margarita in bocca, la testa gira. Sorrido per scaricare tutte le sensazioni che provo al momento. Mi gira e inizia a ballare con me allo stesso modo. Sento il suo stivale in mezzo alle mie gambe, il ritmo è lo stesso. Mi trattiene, mi strattona, sono il suo desiderio.
Sono il suo desierio.
"Va en su viaje (dèjala)
no amarra fuego (de la la)
se soltò el pelo (màndala)
se rompiò el traje (contròlala)
lo de ella es playa y arena
se excita cuando el sol la quema
quiere reggaeton
se escapa la nena
se le mete la pena
cuando el negro suena"
Incontro gli occhi di Angelito che sorride e scuotendo la testa.
"Va bene, ora basta, si è divertita anche troppo. Forse è meglio che stacco e mi butto sotto una bella doccia".
Mi tolgo dal suo odore senza far troppo rumore, sparendo fra la gente.
Tornano al corridoio trovo suo fratello.
"We, space boy. Lei è in pista, contròlala... Io torno a casa, era con me. Te la lascio."
Mi sorride con un cenno di assenso che lascia intravedere la sua noia nel riportare la sorellina a casa.
Esco, mi fumo un'altra Lucky Strike e lentamente vado alla macchina.
Faccio un giro lungo, per potermi riprendere.
Arrivo al mio portone e trovo la luce accesa.
"Ancora una volta. Bisogna che stia più attenta."
Varco la porta, il suo odore.
Li per li mi dico che debbo cambiarmi per toglierlo e farmi una bella doccia.
Mentre filo la maglia mi avvicino in camera e la trovo ad aspettarmi.
I pensieri si affollano, ricordo di averle lasciato le chiavi qualora avesse avuto problemi la sera a rientrare, ma era accaduto molto tempo fa. Non le aveva rese, non gliele avevo chieste.
Rimasi con la maglia ancora infilata ad un braccio mentre lei prendendomi l'altro mi stava baciando.
"Balla con me ora"
Guardandola negli occhi, così feci.