mercoledì, maggio 19, 2010

Anna Solatia

Quale forza mi porta ora a Chiudere gli Occhi
e a ricordare le tue Forme, distese su quel Letto,
la luce che filtrava dalle Persiane di legno Verde
e le Pareti Stanche, dove avevamo attaccato i nostri Ricordi.

Guardavi in alto, il Soffitto che era ben oltre i tuoi Sogni,
sfregavi i Piedi nelle Lenzuola, non tollerando il Gelo Invernale.

Con le Mani Stringevi le Coperte e le tiravi al Volto.
Il tuo Naso era freddo e mi divertivo a scaldarlo
sulle mie Guance mentre ridevi e lo affondavi, Baciandomi.

Passavo il braccio dietro la tua Nuca:
mori Capelli mossi inondavano il Mare delle mie Sensazioni.

Non ho mai pregato come in quel momento
che il Tempo non scorresse e che le tue risate Echeggiassero
all'infinito nel Silenzio delle mie Giornate, dirompendo il Passato.

Le tue Unghie rosso Sangue, si stagliavano sulla Carne Olivastra,
troppo provata dal Diabete e da tutti quei forellini

che nel corso degli anni avevano creato una Strada sulla tua Pelle.

Ma a Noi non interessava.

Quello di cui avevamo bisogno era semplicemente scordare il subìto,
vivere nella nostra Bolla fatta di 3 stanze e un grande bagno,
Incensi alla Rosa e musica sempre presente.

La notte trascorreva tranquilla, i Lampioni illuminavano la Strada.
Ci piaceva allora spalancare le Persiane e veder Nevicare.

"Nengue ma n'gacia"

E mi guardavi Sorridere, comprendendo il mio Disappunto
al tuo Dialetto, che ancora stentavo a far mio.

Ti accoccolavi sul mio Petto, scostando i Capelli,
facendoli Volare, soffiando, come fossero Foglie d'autunno
spostate dal vento.

Ricordo ancora il tuo odore sai?

Nessuno potrebbe togliermelo dalle Mani.
Sono cresciuta troppo velocemente cibandomi di insanità.

Pane, Te e Dolore.

Nessun commento: