venerdì, maggio 16, 2008

Debbo attendere.

Debbo attendere il mio tempo. Fin da quando ero piccola, mi è stato insegnato ad attendere il mio tempo. Con la stessa calma che la goccia d'acqua riempe il bicchiere, io sto attendendo il mio tempo.
Sono sicura, verrà il momento in cui potrò essere aiutata a comprendere e ad aprire finalmente le finestra del mio cuore, proprio come quando si va in una mansarda e si spalanca tutto per far fuggire quell'aria di chiuso e per far si che entri luce a rinfrancare lo spirito.
La mia anima è come una vecchia mansarda, tante cose sono piene di polvere e per quanto a volte io cerchi di mostrarle agli altri, la gente vede in loro solamente roba vecchia e senza valore.
Cosa può valere una vecchia pipa di quercia logorata dall'usura? La tengo ancora in mano, spesso chiudo gli occhi e l'appoggio al viso. Sento l'odore del mio nonno e lo ricordo appoggiato a quella poltrona mentre io, accanto seduta su un banchetto con il suo coltellino, cercavo di riempirgli la pipa. Il tabacco dava un'odore particolare a tutti i suoi maglioncini ed erano intrisi di quel profumo che era, innegabilmente mio nonno. Quando mancò, rubai dalla vetrina la sua pipa preferita. Probabilmente anche nonna se ne accorse, ma non mi disse nulla. Ogni tanto riapro la vetrina e annuso la sua pipa. Chi la guarda non capisce e tira avanti.
Che senso possono avere le cicatrici sul mio corpo? Le guardo ancora allo specchio con aria dubbiosa. Non capisco perchè ancora quei segni siano indelebili, tante volte sono sicura di vederli solo io e di ricordare tutto quello che la mente può permettere. Chi non le conosce, non capisce la mia anima.
Che blues oggi che mi porto dentro. Stranamente sono riuscita a mettere tutto in una scatola senza scottarmi, senza leggere i bigliettini che mi facevano male, riponendo dentro a questa tutta la sua rabbia. Nulla ancora mi ha sfiorata, non ho pensato a niente tranne che ad aiutarlo. Nella mia testa non c'è rabbia, non c'è odio, non c'è nulla.
Ho pensato che nulla fosse indirizzato a me e fosse frutto di uno scherzo, oppure di aver sbagliato persona, o tante altre bugie che scaldano il cuore.
So comunque che tornerò ad aprire questa scatola e tornerò a farlo quando sarò sola. Non apro mai queste scatole quando c'è qualcuno con me, amo reagire da sola a tante cose e perduro il mio dolore fino a che questo non mi sfinisce e più giù di così non posso andare. Solo in questo modo, e non so perchè, ritorno a salire.
Sai quante scatole ho realmente nel mio cuore e nella realtà? Conservo lettere, pezzi di carta, pacchetti di sigarette, spille, orecchini, ciondoli e tutto quello che riesco a "mantenere" di un attimo che mi ha fatto male. Conservo tutto, lontano dagli occhi. A volte ho bisogno di capire cosa accade e mi siedo, quando non c'è nessuno.
Accendo dell'incenso, della polvere di mirra sopra a un carbone ad auto combustione. Quando la mia testa è libera da quello che è di contorno a quello che debbo scoprire, inizio ad aprire le mie scatole.
Prendo in mano quegli oggetti e all'inizio sorrido ricordando la persona. Perchè se tengo oggetti è perchè ho veramente amato. E i ricordi che mi affollano la testa all'inizio sono sempre positivi, i momenti belli, le risate. Poi ricordo il distacco, i problemi che non si sono superati e sono rimasti appesi nel cuore come quadri storti. Ma sono rimasti appesi solo nel mio cuore, perchè l'altro, dopo averli piantati al muro, non si è curato di vedere se stavano bene e se erano dritti.
Quanti quadri ho nel mio cuore. Alcuni sono importanti come Picasso altri sono minori ma sempre molto belli. Non saprei quali preferire. Si può preferire un dolore all'altro?
Riaprirò la mia scatola, quando sarò sola. Leggerò attentamente quei messaggi, terrò in mano quelle cose che serbo morbosamente e che toccando mi tramettono energia dei momenti passati assieme.
E cadrò in una profondo dolore di rinnovo che mi porterà alla distruzione di tutto ciò che è stato. Cancellerò, rivivrò, elaborerò e rinascerò più forte, ma mutata nell'anima.
Tutto fa parte della maturazione di un lutto. Il lutto è il distacco, la mancanza e il dolore. Non è sempre riferibile alla scomparsa di una persona, ma anche alla scomparsa di un allineamento mentale, di una emozione, di un benessere, di un trasporto passionale.
Debbo maturare il mio lutto. Ho bisogno di tempo e mi rinchiuderò nel mio delirio di solitudine perchè, per ora, non ho lasciato mai rientrare nessuno in questo e ancora oggi, è un momento solo mio di grande empatia.
E come al solito, tutto scorre. Panta Rei, amore mio.

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