sabato, dicembre 27, 2008

Sax Requiem

E per l'ennesima volta mi trovo davanti al mio sax.

Sono appoggiata con la schiena al muro di una vecchia baracca in mezzo ad un campo, distante dalla gente, distante dalla confusione e dal nulla.
La gamba sinistra è poggiata sul muretto, piegata quasi fino al petto. Il porfido sul quale sono seduta è brinato completamente. L'altra gamba dondola liberamente appesa nel vuoto.
Lego saldamente le cinghie intorno al mio collo, passo entrambe le mani sulle fasce di cuoio.
Sento il loro odore mischiato al mio, le serro in una morsa d'amore, quasi fosse un rituale magico. Tutte le volte lo stesso.

Dalla tasca tolgo il panno rosso col quale lustro e spolvero ogni tasto ogni volta. Ansa dopo ansa, ogni piccola fessura o pertugio penetro con le dita, lentamente, diligentemente affondo.
Lo pongo in mezzo alle mie gambe aperte, lo stringo, lo osservo.
Appoggio il panno sul muretto e inizio ad accarezzare lo strumento, faccio scorrere le mani dal basso in alto, per sentirne la consistenza, il calore.

Dalla borsa estraggo l'ancia di legno. Saldamente prendo in mano il bocchino, svito allargo minuziosamente la fessura e faccio penetrare all'interno la rigida stecca. Mi assicuro della sua posizione e la serro insieme al corpo principale.

Chiudo gli occhi.

Appoggio il bocchino alle labbra irrigidite dal freddo, retraggo la lingua in un movimento meccanico accarezzando la punta dello stumento, pregustando il momento in cui mi concederò... soffio al suo interno la mia anima.

Appoggio il peso dello strumento sulla pancia reclinata, respiro di diaframma, lo sento muovere sopra di me al ritmo del mio respiro. Lunga danza all'unisono.

Melodico il suono esce.

Ma il sax si scalda come una donna al suo primo appuntamento.
Lentamente le dita si muovono fuori tempo, ho troppa fretta di averlo; è freddo debbo scaldarlo.
Scale scale e ancora scale, scoprire e scaldare, un lungo lavoro.

Poi improvviso il calore, lungo e avvolgente. Inizia il mio tema, il mio ritmo sale, il battito aumenta, sono un tutt'uno col mio strumento in mano, prolungamento della mia anima attaccato alla mia bocca.
In esso metto tutta me stessa, piango lacrime alla fredda notte che il vento ghiaccia, ma non mi separo dal gelido dolore della consapevolezza.

Lungo Requiem per il mio Male.
Indissolubile nel tempo.
Sei il Male, il mio Male.

Razionalmente lo riconosco, indissolubilmente attratta, continuo a suonare.
Allo stremo delle forze innarco la schiena, spingo fuori col ventre ancora i miei ultimi respiri, sussulti del piacere.

Ansimo, stremo.

Il mio calore mi avvolge anche nel freddo.
Lascio scivolare le mie spalle lungo il muro, sono sdraiata con lui sopra.
Sento tutto il suo peso sul mio corpo, assaggio con le dita ogni sua fattezza.
Regolo vibrazioni con le mani.
Ho ancora il bocchino serrato fra i denti, lentamente abbandono la presa. Dolcemente lo bacio e lo sfilo dalle labbra accostandolo al viso.

Sopra di me la Luna.

6 commenti:

NERO_CATRAME ha detto...

stupenda.Ti si è bagnata la maglietta.forse la brina o succo di canna da zucchero.e questo era tre ore fa.
.........

Lorenzo ha detto...

quando l'anima è così nera
ed il male così ingombrante
è difficile vivere qui.
Ti ammiro.

Squilibrato ha detto...

Avrei voluto essere presente, nel momento in cui soffiasti la tua anima nello strumento, sicuro di essere scaldato anch'io dalle tue scale e dal tuo tema, fuoriuscenti dal prolungamento della tua anima, attaccato alla tua bocca.
E gli occhi immersi della melodia.

Si apre il sipario.

Bellisimo.

UIFPW08 ha detto...

Crederò di non sognarti
ma la mente perfida cede al tuo desiderio
sento attento note di un'armonia antica,
saggia fine delicata
ad occhi chiusi ti ascolto tremante..
felice,
tu solista vincente.

Duca Nero ha detto...

Meraviglioso...
mentre leggo sento le note del tuo sax...
...e sento le tue sensazioni.
Meravigliosa...

Anonimo ha detto...

è_é