mercoledì, giugno 02, 2010

La bruciatura sulla pelle.

Sono stata da te.
Neanche lo sai saputo.

Una fuga di una giornata
e ho ripercorso quelle strade che facemmo quella sera.

Ho passato il cavalcavia, il fiume
e sono arrivata alla zona industriale.

Ho alzato lo sguardo verso il tuo ufficio
e poi sono andata dritta, verso la mia meta.

Ma eravamo li, a pochi passi l'uno dall'altra.

Sarei voluta fuggire più che arrivare lassù,
avrei voluto chiamarti e prendere un caffè.

Invece, terminato il mio lavoro,
sono rimontata in macchina
e ho preso la variante che mi ha portato irrimediabilmente
a Ovest della tua vita.

Mi sono fermata poco più avanti per riposare
e per smettere di piangere quelle mille lacrime
che fino ad un attimo prima non ero riuscita a versare.

Sono arrivata stanca alla mia prossima destinazione,
sono salita nell'albergo trascinandomi,
il ragazzo mi ha portato la borsa fino al terzo piano.

Ha sorriso dolcemente ed è andato via.

Ho buttato la mia borsa dietro ad una sedia
e il mio essere su quel letto. Nuovamente.

Musica di violino proveniva dal corridoio,
quella ragazza non riusciva a dormire
e in questa stagione non c'è nessuno nell'albergo,
pensava di esser sola.

Così mi sono accesa una sigaretta,
il mio accendino ha fatto troppo rumore e lei si è girata.

"Mi perdoni ... io non credevo ..."
"Ti prego continua, non fermarti,
fai finta che io non ci sia e toglimi questi pensieri
che non fanno altro che tenermi sveglia notti intere."

Si girò nuovamente verso la finestra,
aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Riprese esattamente da dove aveva interrotto la sua dolcissima ballata.

Lasciai per un attimo la sigaretta
e tornai in camera a prendere da bere.

Affondai nuovamente sulla poltrona accogliente
e reclinai la mia testa indietro.

Avvertivo tutto il suo dolore in quella musica,
avvertiva tutto il mio dolore nel silenzio.

Terminò, non so dopo quanto.

"Quali sono i tuoi pensieri?"
"Sono rivolti ad un Angelo, abbiamo respirato la stessa aria oggi
e lui neanche sapeva di me, che ero li, dietro a lui. E tu?"

Guardò nuovamente fuori prima di rispondere.
"Anche io ho un Angelo, è la fuori e non so nulla di lui da tempo"

So per inciso che il caso non esiste,
ma ho taciuto il suo dolore e il mio che sono così simili, così grandi.

Ha così afferrato la custodia del violino
ed è sparita dietro le tende di velluto verde.

Ho spento la mia sigaretta nel rum, anche se volevo fosse la tua pelle.

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