sabato, luglio 31, 2010

Immancabilmente

Riesco ancora una volta a non far confondere
questo mio Apparire, dall'Essere Maledetto.

Accumulo dentro di me lunghi attimi
di serena felicità e devozione.

Tutto questo piacere mi sconquassa,
come fosse un lento veleno inoculato.

Arrivo alla sera, dove la notte bacia la pelle,
dove il giorno è stato tranquillo e soddisfacente.

S'incrementa il Cancro, non mi lascia mai solo lui,
mai in tutti questi anni.

Il momento di vuoto, quando tutto si ferma,
quando tutto termina, quando si deve trovare altro per andare avanti.

Ed è proprio in questo frangente
che mi riverso sopra me stessa, come Cascata sulle Pietre.

L'amarezza prende il sopravvento,
fiamma alimentata da una fresca nostalgia.

La nausea subentra nel mio stomaco,
troppa distanza fra il sentimento di piacere e di nulla.

I pensieri cadono come grandine
in tutto questo scenario apocalittico.

Immutabile continuo a sorridere alle persone
che mi sono accanto e mi chiedono che ore siano.

L'aereo è nuovamente in ritardo,
mentre la mia Anima precipita dentro di me.

Scherzando mi avvio al mio posto nell'autobus
cercando di non essere invadente, occupo un angolo.

Lentamente mi siedo al numero prefissato,
appoggio la fronte accanto al finestrino.

Tempesta.
Dentro e fuori di me.

L'aereo balla fortemente,
ma la luna si riflette sopra a tutte quelle nuvole.

Rimango a bocca aperta più volte
notando i fulmini sotto di noi che dilaniano il cielo.

Perché così mi sento anche io,
dilaniata fra due mondi completamente separati
e così vicini l'uno all'altro.

Piango lentamente,
il Pilota ci prega di agganciare le cinture.

Si balla, la gente ha paura, parla fra di loro
animatamente si stringe ai sedili, alla persona accanto.

Tutto invece in me è sereno,
riesco a trovare il mio equilibrio tra il mio Essere interno
e quello che sta accadendo fuori di me.

Non tremo ora, rimango solo estasiata nel vedere con gli occhi
lo spettacolo che sta accadendo nella mia Anima.

Piango lentamente ancora una volta,
la mia pioggia scorre sulla pelle, placa il mio dolore.

Arriviamo sfiorando il mare
che non si muove neanche al nostro passaggio.

Immutabilmente, apparentemente tranquillo,
come la mia Apparenza al Mondo.

Scendo sorridendo dall'aereo,
trascino dietro di me il trolley con le mie cose.

Non ci sarà nessuno ad attendermi all'aeroporto.

Chiamo la navetta per farmi portare alla macchina,
accendo una sigaretta mentre aspetto.

Brucio i miei pensieri assieme al fumo,
devo essere lucida per guidare, ho sonno.

Mastico velocemente una gomma,
mentre salgo sul mezzo.

Vorrei dormire ora,
vorrei parlare con qualcuno di come sto,
vorrei poter sorridere accanto ad una birra,
vorrei potermi addormentare abbracciata.

Ma sto guidando nella notte
e tutto quello che desidero è nettamente secondario.

Accendo nuovamente una sigaretta,
piango lentamente mentre sfreccio verso casa.

3 commenti:

oblivious ha detto...

Dentro le tue righe ci sono molti mondi, i confini sono evanescenti: commentarti significa bloccarti mentre vai via. Ti aspetto quando torni a casa. A casa?

Asha Sysley ha detto...

Non ho una casa. Ma mille stelle che mi fanno da soffitto. In ognuna di queste ho riposto un sogno. Immancabilmente queste precipitano, diventando stelle cadenti. E mentre gli altri sorridono a questo evento, io eternamente muoio ...

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie