domenica, febbraio 17, 2008

La mattina di un sogno ...


(racconto liberamente ispirato a "Carmilla" di E. A. Poe)

Stava preparando un bagno caldo e io, inerme, la guardavo muoversi lungo i bordi bianchi della vasca. Stava cercando di purificare tutto quello che riteneva essere perdizione. Le ero grata per quello che stava facendo, ma mai avrebbe potuto purificare la mia anima.

Mi lasciai spogliare, dolcemente. Le sue mani mi scorrevano lungo il corpo con lasciva indifferenza. Le sue parole ovattate non entravano nella mia testa. La mente era comandata da altro e lei, guardandomi negli occhi sfuggevolmente, lo capiva.

Mi immerse in quel liquido caldo che subito, non riconobbi. Fu quando l'acqua calda che aveva raccolto in un bicchiere rovesciata sulla mia testa invase la bocca togliendomi il respiro, che tornai alla realtà.

Ebbi la forza di seguire le sue parole. "Hai il suo odore addosso, questo non va bene ..."
Abbassai gli occhi e vidi le mie mani con i palmi rivolti verso l'alto appoggiate alle mie gambe. Ero curva su me stessa e l'acqua ancora gocciava dai miei capelli perlando la carne delle gambe.

Tornai ai miei pensieri. Il suo odore era ancora così forte nelle mie narici. Pensavo solo a come poter togliere dai miei occhi i suoi occhi verdi, dalle mie mani la stetta delle sue, dalla mia bocca la sua lingua.
Fremei sobbalzando pervasa da quell'attimo di passione appena ricordata. Ancora acqua sulla mia fronte, stavolta era fredda. Aveva capito che con tutto l'impegno non avrebbe potuto sciacquare i ricordi anche se avesse continuato per ore. "Non puoi farmi questo, torna in te!"

Sentivo il mio corpo non appartenermi e poco mi importava. Sapevo che quella era una sensazione passeggera e quando il suo sangue si sarebbe unito al mio tutto sarebbe tornato normale, dovevo solo attendere.
Come la serva che aspetta l'ordine supremo del suo Signore, io attendevo il compiersi del mio destino.

Sentivo l'acqua abbandonare il mio corpo e il freddo pervadermi. Mi alzai in un gesto sofferto barcollando. Riuscii a mettermi addosso l'asciugamano e a ranicchiarmi atterra.
Sentivo già il calore delle sue vene entrare nelle mie. Il nostro non era un contatto fisco come poteva sembrare ma molto di più.

Lui mi era accanto, nella testa e si era fatto spazio prendendo tutto il posto e quando non ne aveva avuto abbastanza, aveva preso anche il cuore.
Ripensavo a questa mattina quando ancora libera camminavo consapevole del danno a cui andavo incontro. Ero consapevole che non avrei potuto proteggermi da lui e glielo avevo anche detto. Non volli ricordare altri accadimenti, solo il pulsare delle vene del mio collo sotto ai suoi denti. In un attimo la mia anima era come il nettare più dolce per la lussuria del demone che avevo dinnanzi. Solo in quel momento mi accorsi di ciò che avevo permesso.

Sorrisi ...

Meglio essere eternamente dannate e soffrire di tormenti costanti e inenarrabili piuttosto che la beatitudine del Paradiso, eterna anche quella, ma che ora mi parea asettica e scontata.
Aspettai, non so quanto. Mi ritrovai sola. Lei se ne era andata lasciandomi ai miei pensieri e consapevole della perdizione che aveva preso il mio corpo. Non era riuscita a salvarmi con suo amore. Io ne avevo scelto un altro, meno puro, meno dolce, ma di immenso piacere perverso.

Arrivò alla mia mente, ormai ero sua. Avevo deciso che nulla potesse dividermi da lui. Ora ero pronta. La notte incombeva sulla finestra dalla quale la luna baciava i miei seni. Mi alzai lasciando scivolare l'asciugamano atterra e camminai verso l'unica apparente luce. Stesi le braccia al cielo della notte reclinando la testa indietro. I lunghi capelli corvini ora accarezzavano i miei glutei lattei. La bocca sanguigna si schiudeva ad una nuova vita.

Giunse e col suo mantello nero mi avvolse.
Ora neanche la morte avrebbe potuto spezzare quell'incantesimo d'amore.

In un alito di vento freddo guardai nuovamente i suoi occhi. I nostri corpi erano uniti e inerme giacevo fra le sue braccia. Mise una mano fra le mie gambe, sussultai. Con l'altra mi cinse le spalle. "Ora sarai per sempre mia."

Prima di chiudere gli occhi detti un ultimo sguardo a ciò che stavo lasciando e che ora, finalmente, non mi procurava dolore. Chiusi gli occhi accostando il mio viso al suo petto.

Ero dannata e felice di esserlo.

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