giovedì, settembre 21, 2006

Dio ma quanto è ingusto il mondo ...

Stavo sentendo una canzone di Cocciante creata per il Notre Dame de Paris. Narra di Quasimodo che si rivolge a Dio chiedendogli se, come i padri della terra, ha delle preferenze per i suoi figli. Se qualche volta si distrae e commette degli errori. Ha il cuore distrutto perchè lui riesce ad amare e a provare sentimenti che i "belli" sottovalutanto perchè a loro basta l'essere "fisico" piuttosto che il mentale.
Io penso che sia tutto una bilancia. Chi eccelle in un settore o in una abilità o in una fattezza fisica ha una grande deficit sotto altri punti di vista. Quante volte abbiamo detto di un attore o di un modello "mamma mia quant'è bello ... basta che non parla ... ".
Il giusto è in mezzo come sempre. C'è una mia amica che dice anche "non aver fretta di arrivare alla fine ... in mezzo c'è tanto". Sono tutte frasi già fatte che comunque fanno riflettere chi, naturalmente, vuole riflettere e ha da riflettere.
Pensare ormai è un lusso e non tutti si possono permettere di perdere tempo con se stessi e pensare. Alcuni non si possono permettere di pensare diversamente da altri. Ma non sono proprio i "diversi" che hanno cambiato il mondo? Picasso era un diverso, lo era anche Leonardo o Mozart. E Ghandi con le sue idee di pace. In un certo qual modo lo era anche Cristo ... Allora perchè cerchiamo di essere tutti uguali?
Perchè l'uguaglianza da sicurezza, quella sicurezza effimera di essere capiti, di essere protetti. Si è tutti uguli, non si sbaglia, non si pensa, si hanno meno problemi, si fanno cose perchè "così" si debbono fare e non ci chiediamo il perchè, abbiamo vecchie mentalità perchè nessuno ha il coraggio di cambiarle e l'unica cosa che è rimasta a queste persone è vivere alla giornata senza fare progetti per il futuro, vuoi perchè è sempre uguale, vuoi perchè non sono "programmati" per far progetti.
E io voglio essere diversa. Ma pago per questo e spesso neanche il resto mi danno. Quanto ho patito da piccola perchè io sapevo suonare il flauto e i compagni della mia classe no. Quanto ho sofferto perchè io da un "amico" chiedevo un contatto mentale, poter parlare e scambiarsi idee, invece di una birra e una serata in discoteca. Quanto tempo ho passato da sola scrivendo per il giornale del liceo perchè era una cosa in cui credevo e li potevo esprimere me stessa e far capire agli altri quello che sentivo o provavo... ma non è servito. I ragazzi leggevano solo le strisce umoristiche o guardavano le figure. E sono cresciuta con l'amaro in bocca per una società superficiale. Quanto mi sarebbe piaciuto essere bellissima e stupidissima. Avrei vissuto meglio, più semplicemente. Avrei ottenuto facilmente quello che ora ho ottenuto con tempo e fatica.

Ora cosa debbo augurarmi per mia figlia? Senz'altro una buona bilancia. Se saprà curare il fisico e crescere di mente sarà un "diverso" che potrà fare la differenza. Soffrirà meno di quello che ho sofferto io e avrà qualche strada aperta per l'effimera bellezza che dura poco. Penserà meno di quello che ho fatto io e si creerà meno problemi di me. Potrà ostentare una bellezza che faciliterà i propri rapporti con gli altri.

Leopardi diceva: "Beate voi, Oh pecore, che non sapete ... "

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