martedì, giugno 26, 2012

Trascorrere la Notte a carezzare la mia Pelle,
appoggiata a questo Muro Matido dei miei Pensieri,
di tutti quei Sospiri che sono Rimasti impressi nella Tempera Azzurra.

Spesso è solo la Carne a Urlare la sua Solitudine,
la Mente è impegnata a ricordare le tue Labbra di Fragola,
appena disegnate sopra quel Mento che tieni sempre così in Alto.

Premere con i Pugni sullo Stomaco non basterà
a Sedare tutto questo Vuoto che ho Improvvisamente Dentro.
Si può aver Bisogno di Qualcosa che non si è Mai Assaggiato, Toccato?

Non c'è Consolazione negli Eventi che si susseguono nella Giornata,
li Schivo abilmente indossando Pattini, scivolando sul Ghiaccio,
Freddo di Vita, del Color della Pelle Diafana specchiata nella Luna Puttana.

Desidero Braccia così Avvolgenti da cambiarmi la Giornata.
Il Sesso Ardente e senza Limiti che ho imparato a conoscere.
La Fertilità mentale dei Discorsi e di tutti i nuovi interessi.

I baci dolci mentre Dormi sfinito accanto a me,
i Racconti dei miei e dei Tuoi Viaggi per il Mondo,
le Notti trascorse a Respirare Piano per Paura di Svegliarti.

Desidero. Ma tutto questo l'ho avuto da Persone diverse,
non c'è ne è stata mai una in Grado di incarnare tutto Ciò.
E la mia Fiducia per il Prossimo scema, Lentamente.

O dovrei essere sfiduciata di Me stessa?
Accontentarmi forse, come tu mi chiedi, di quello che mi viene dato?
Sorridere e Ricevere a braccia Aperte anche uno Schiaffo.

Poi mi accorgo che tutto quello che Sono è fonte di Scelte,
di quelle Strade Impossibili che comunque ho Percorso fino alla fine,
lasciando Sgomente le Persone osservarmi incamminare nel Plenilunio.

Sono Orgogliosa di quello che Echeggia il mio Nome,
Gioco con le Cicatrici sulla Carne, le Stesse che mi scadenzano gli Anni,
che mi Ricordano che del Domani non c'è Certezza.

Sarebbe infatti bastato affondare quella Lama ancora più Dentro,
stringere forte i Denti e crederci veramente in quella Notte di Follia.
Ma poi i Loro Occhi, come un Lampo nel Buio... i Loro Occhi m'hanno Bloccata.

E sono caduta in Ginocchio col Sangue che rigava le mie Cosce.
L'Odore acre che mi Penetrava lo Stomaco e il Cuore.
La Consapevolezza di un Amore che Lacera e che Riempe.

Sollevando lo Sguardo il Pendolo ancora Oscillava,
in quel Ritmo Folle che solo io so di potergli Imprimere.
Non si arrestava, non dava tregua a quest'Anima Provata.

Poche forze ancora per Rialzarmi.
Ma ora sto di Nuovo Camminando e non mi Volgo a Guardare.
Non ha senso. Quello che voglio Ricordare è dentro di Me.

E non potrà mai Abbandonarmi.

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