lunedì, agosto 09, 2010

Rosso & Nero

Forse a distanza di tempo potrò chiedermi perché,
cosa esattamente scorresse nelle mie Vene,
quale Cancro aveva soggiogato anche l'Anima.

Ricercare nei labirinti celebrali, quell'enorme Peso che non scacciavo,
neanche respirando a fondo, confondendomi fra la gente,
distraendomi con qualsiasi forma di esilio.

Avevo trovato, grazie alle tue sapienti Mani,
che il Dolore fisico cacciava quello Mentale,
la sopravvivenza scansava il Mondo, quando si trattava di Morte.

Così le gocce cinesi che martellavano il mio Spirito,
per un'attimo venivano fermate immediatamente dalle mie Opere.

Il Cuore smetteva di urlare,
avevo finalmente Paura e tutto il resto scompariva,
le mie Mani continuavano impietose, appena la Testa iniziava nuovamente a Ragionare.

E tu, con voce ferma e limpida, chiamavi il mio nome.
"... cosa hai fatto? ..." e io al telefono sorridevo perché avevo trovato la mia strada,
che mi avevi una volta mostrato essere la tua.

Non avresti mai creduto di esser preso per Maestro,
che un tuo lato negativo, ora fosse così amato e indispensabile,
avevi tentato di farmi comprendere una parte di te, l'avevo inglobata in me.

Il pulsare della Carne nel punto in cui l'ago la trapassa,
assaporare il mio Calore scendere nella Bocca,
la testa completamente sgombra di te, di me, di loro.

Un lungo attimo, fin quando l'Adrenalina non compiva il suo dovere,
mi respirava nell'Anima e Lacrime di sgomento disinfettavano Saline le mie ferite.
Le Mani, carnefici del martirio, ora divenivano amorevole Cura.

Legavo i miei capelli davanti allo specchio,
seguivo l'acqua cristallina macchiarsi di rosso e defluire lentamente,
finché il battito nel Petto non si sedava, dolcemente.

Sfinita nel Cuore, traumatizzata nel Corpo,
dilaniata nell'Anima, macchiata nella Purezza,
dannata nelle Azioni, lesa Moralmente.

Mi avviavo nel mio giaciglio,
dove silenziosamente piangevo,
dove tu te ne accorgevi e non parlavi,
dove io mi stringevo a me stessa, celando dentro il mio Cancro,
ai tuoi occhi incomprensibile e oscuro,
ai miei fonte di immediata via d'uscita,
qualora non fossi stata in grado di fermarmi.

2 commenti:

Lorenzo ha detto...

Siamo fatti di cattivi pensieri.

Anonimo ha detto...

Sentivo qualcosa, avvertivo sensazioni lievi. Mi lascio trasportare dal pensiero per raggiungerti e sdraiarmi vicino a te, gurdando il cielo, ti accendo due sigarette e te ne metto una sulle labbra.E poi cominciamo a parlare di noi di quello che siamo,che eravamo e che saremo.Arriveranno le stelle e le conteremo una ad una sino ad addormentarci stretti stretti.