Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala...Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
(Eugenio Montale, Le Occasioni; Mottetti)
E ora sei assieme al mio nonno, quel marito che tanto amavi e che ti mancava. Mi spiace di non aver capito che eri stanca e che volevi andare via, di non averti detto che vi amavo. Per me eri immortale, non mi avresti mai lasciato. Mi hai guidato, fatto da mamma per molti anni. Ora mi sento sola, un grande vuoto e non riesco neanche a piangere, per me è come irreale.
Tante persone mi si affollano intorno e mi dicono quanto gli dispiace, ma io non le sento. Ripenso a te, ai nostri segreti, alle tante chiacchierate di sfogo, ai pomeriggi passati ridendo sulle cose accadute, alle mie preoccupazioni che passavano quando vedevo i tuoi occhi, alle tue mani che mi hanno accarezzato tante volte il viso.
Mi mancherai tanto, ma ora non me ne rendo ancora conto. Quando mi sbaglierò prendendo il telefono per chiamarti come ogni pomeriggio, li una lacrima scenderà sul mio volto. Ci vorrà tanto, lo so.
Sei come una madre, lo sei sempre stata. Ti voglio tanto bene.
Tante persone mi si affollano intorno e mi dicono quanto gli dispiace, ma io non le sento. Ripenso a te, ai nostri segreti, alle tante chiacchierate di sfogo, ai pomeriggi passati ridendo sulle cose accadute, alle mie preoccupazioni che passavano quando vedevo i tuoi occhi, alle tue mani che mi hanno accarezzato tante volte il viso.
Mi mancherai tanto, ma ora non me ne rendo ancora conto. Quando mi sbaglierò prendendo il telefono per chiamarti come ogni pomeriggio, li una lacrima scenderà sul mio volto. Ci vorrà tanto, lo so.
Sei come una madre, lo sei sempre stata. Ti voglio tanto bene.