mercoledì, settembre 30, 2009


A Maurizio.
Mio Maestro di Flauto e Piano.
Non che di Animo ed Emozione.

A M. che sai ancora stupirmi.

Giorno dopo Giorno.
Musica dopo Musica.
Immagine dopo Immagine.

Abbracciando le tue uniche lacrime.

Reputavamo di avere l'esperienza necessaria per andarcene.

Ma in quegli attimi tutto cambia.
Si perde la cognizione di se stessi.

Il futuro da immagini si tinge di un nero denso.

E allora perdiamo il contatto con tutto quello che abbiamo costruito.
Anche con noi stessi.
E quello che accade dopo, non dipende dalla nostra esperienza.

Non dipende da noi.

Dipende da tutto quello che invano abbiamo cercato.
Da tutte quelle volte che il nostro viso
è rimasto senza una carezza.
Da tutte quelle volte che le nostre emozioni
non hanno avuto un nome.

E ce ne andiamo.
Nel peggiore dei modi.

[Ti Penso]

lunedì, settembre 28, 2009

Ed Ora. Silenzio.

per gentile concessione di Manuel

A volte sono proprio i pensieri che non riusciamo ad esprimere
e sono quelli più importanti.

A volte cerchiamo le parole per far si
che quello che vogliamo pronunciare sia compreso.

A volte prepariamo addirittura ciò che desideriamo
esporre perché sia perfetto.

E in tutta questa ricerca di comprensione e condivisione,
irrimediabilmente perdiamo la parola.

E così lasciamo che siano le immagini a parlare,
che siano le poesie a comunicare quello che vogliamo.

E il silenzio si prende gioco di noi,
diventando il più eloquente dei confidenti.

domenica, settembre 27, 2009

A Real Nasty Girl

E distesa sul letto noto il ritmico muoversi
del mio piede destro
ricordando delle canzoni che suonano nella testa.

Mentre tutti dormono
faccio scorrere nella mia fantasia
le immagini di posti mai conosciuti,
ma accoglienti come intimi confidenti.

Il caldo scivola sulla mia pelle,
passo un dito lungo la tua schiena nuda.
E' meraviglioso
sentire le tue ossa sotto le mani,
scorrerle dolcemente sotto i palmi.

Appoggio la mia fronte nei tuoi capelli
mentre sei in piedi avanti a me
con le mani lungo i fianchi.

Non ho voglia di parlare adesso,
ma non devo neanche dirtelo,
anche tu non ne hai.

Lentamente ci sediamo a terra,
avvolgo con le mie gambe il tuo torace
rimango con la testa sulla tua schiena
a contare gli attimi che ci uniscono.

Per un momento riusciamo a chiudere fuori
quel mondo che ci impregna i vestiti
che appesantisce l'anima
che non riesce a farci respirare.

Rimango sulle note
dei tuoi respiri.

Candele si accendono dolcemente
intorno ai nostri corpi
che stranamente non s'illudono
dell'avvenire.

Ne sollevo una mentre guardo i tuoi occhi
senza emozioni, senza paura, senza contatto.

Lascio cadere gocce di cera calda sulla tua pelle,
la tua bocca sussurra,
le mie dita scorrono nel calore liquido.

Gocce sulle tue labbra
che verranno poi ripulite dalle mie.

Gocce sul nostro petto
perché i battiti del cuore le rimuovano.

Gocce sui nostri sessi stanchi
perché le emozioni divengano devastanti.

Appoggio il mio petto al tuo.

Velocemente rovescio sopra di noi
l'intera nera cera dell'ultima candela
che sporcando i nostri corpi bianchi
unirà ciò che è sempre stato diviso.

I tuoi sguardi si immergono nei miei.

sabato, settembre 26, 2009

Guardami cambiare forma dopo forma e ancora

E' possibile variare continuamente e rimanere sempre se stessi.

E' acqua in una coppa
che liquida sbatte alle pareti
prendendo le sembianze di ciò
che la contiene, non per sua volontà.
E' acqua che gela al primo impatto
spaccando i muri, istantaneamente.
E' acqua che lentamente evapora
per disperdersi nell'aria e piovere
dai nostri occhi.

Ma è acqua.

E' fuoco che verso l'alto
stacca le sue lingue dalla bocca
per parlare e cantare ancora.
E' fuoco che colando distrugge e brucia
inesorabilmente come schegge d'inferno.
E' fuoco che saetta dal cielo
per poter ardere la terra.

Ma è fuoco.

E' terra che vola a cavallo del vento
disperdendo per milioni di chilometri
i soli semi di gemelli simbiotici.
E' terra che si scioglie
trasudando dentro se stessa.
E' terra che si disperde per lande inimmaginabili,
incontenibile segreto.

Ma è terra.

E' aria che sibila nelle scanalature
della roccia maestosa che svetta.
E' aria che riscopre i mondi
nei quali viaggiano le nostre parole.
E' aria che ci permea dentro
controllando lei la vita
attimo per attimo.

Ma è aria.

E allora guardami cambiare forma dopo forma ancora
per essere me stessa
sempre in ogni mia mutevole forma.
Ancora e ancora.

giovedì, settembre 24, 2009

ConMeNonDeviEssereNiente

Non so cosa vuol dire amare.

Rimango estasiata dalla bellezza di un attimo,
di qualsiasi persona indistintamente.
[AmoreOdio]

La mia pelle può fremere per la tua musica
mentre le foto scorrono sotto le mie labbra.
Estasiata come colei che la vita di altri
visse e non la sua,
giaccio fra le tue braccia
chiedendoti ancora.
[ilSuonoDeiTuoiBracciali]

Ancora di tutto, ancora di niente
di quello che mi stai dando e di quello che non sai.

Di quello a cui non sai dare un nome
e continui a turbarti l'Anima
quando invece basterebbe un respiro profondo
per cedere alle mie suppliche.
[AbbandonarsiNonFaPerNoi]

E la disillusione che ci porta al cinismo
e al chiuderci in noi stessi,
potrà rimanere fuori delle mura di quel castello
che svetta bianco davanti alla tua isola nel mare.
[SentiIlMioOdore]

E verranno ancora sere
e sarà di nuovo musica e vino rosso
come mai abbiamo desiderato.

Non sarà altro se non vorremo
annusando l'aria per cercarci follemente.
[IncontrarsiSenzaAspettative]

Noi che siamo così fisici
e che a volte non concepiamo i rapporti
dove non ci sono occhi che si incrociano
dove le nostre mani non hanno toccato.

T'ho detto chiudi gli occhi e immagina.
[No,NonCosì.NonPossoFarlo]
Sedevo su quel gradino,
dopo aver ceduto il mio posto agli altri.

Giocavo con i miei piedi
e con la cinghia della borsa.

Attendevo.

I miei occhi hanno iniziato a vagare
e si sono posati sulle persone,
sulle loro facce stanche,
sui segni del tempo,
sulle ruvide nocche delle dita,
nelle gambe macchiate,
sulla pelle senza odore,
negli sguardi assenti.

Dentro di me nasceva,
cresceva,
dilaniava.

E mi miei occhi viaggiavano
sulle labbra senza sapore di baci,
nei movimenti automatici e metodici,
sui discorsi senza senso,
nei dolori del tempo,
nel disgusto dei miei sentori.

Dentro di me s'apriva,
urlava,
avvampava.

Il mio sguardo saltava
di gente in gente
mentre il mio cuore impazziva di dolore.

Ho iniziato a correre verso la porta,
in un pianto dirompente fino a quando
rannicchiandomi su me stessa
vicino alla fermata di un autobus
ho ritrovato il controllo e la pace.

Il tempo passa,
non lo posso fermare,
anche se avevo carte buone
non le ho giocate,
le spine sono rimaste nelle mani
e non posso toglierle.

E rimane la fobia
di camminare senza meta
per poi arrivare alla fine della vita
e morire comprendendo
di non aver mai vissuto.

MaledettAmeNte dUelliamo nELl'ombra

Si staglia sul vuoto la musica di corde pizzicate.
Le tue mani ruvide si muovono come sul corpo di una donna.
[AmalaQuiDavantiAMe]

E rimango incantata da tanta passione,
che mai ti ha deluso, anche quando è stata abbandonata.
[IlDoloreèNuovamentePiacere]

Sono accanto a te,
mi guardi e a volte sorrido.
[AmaraFollia]

Ascolto i tuoi giri di DO# presa dalle parole
del ragazzo che non ride e serio scherma i suoi occhi
nuovamente al mondo.
[E'UnCantante]

Abbandonando lentamente la nostra lotta
per un giorno ancora,
ci volgiamo ad afferrare veramente il senso della vita.
[NonHoPaura.OraNo]

Esausti non desideriamo altre parole in aggiunta
a ciò che già la musica completa.
Questa notte agognamo uno sprazzo di pace,
che sappiamo verrà distrutta da un momento all'altro.
[RallentaIlTempo]

Godiamo, mantenendo alto il piacere,
contraendo le nostre viscere per non lasciarlo uscire.
[UltimoSpasmoDiUnOrgasmo]

Chiudi gli occhi,
lasciati sconvolgere dal vino rosso
facendo così uscire suoni dalle labbra, come se fossero parte di noi,
della nostra carne, del nostro sangue.
[LePorteSonoFinalmenteAperte]

Frasi che solo cantando riusciamo a pronunciare,
parole che mai scandiremo in altre occasioni.
[SaliamoIlCastello]

Non sfuggiamo, stranamente, il nostro sguardo.
[SimbioticiAllaNascita]

Immergi la tua Anima nel mio Mare,
io le mie Mani nella tua Terra,
il Vento mi porta il tuo Odore,
il Fuoco scoppietta bruciando attimi di Vera Vita.

[PerfezioneDiElementi]

mercoledì, settembre 23, 2009

Rinchiuso nei tuoi pensieri,
fermo con la tua sigaretta accesa,
l'agenda e il cellulare che spinge nella tasca.

Funambola cammino sul pavimento scosceso
di questa salita che mi porta da te,
Pietra a terra. Fredda disallineata.


Ma i miei occhi sono coperti dal cappuccio.
Non potrai accorgerti della mia presenza.

Nussun odore e nessuna nota
disarmonizza così il battito del tuo cuore.

Rimango a guardarti da lontano,
rannicchiata in un angolo sulle mie ginocchia
appoggiando la testa su di esse.

Pensi.

Quando è che non lo fai?
Quando la tua testa si ferma e prende tutto con leggerezza?

Le mani di Lei ti sfiorano.
Muore qualcosa dentro me.

Avrei voluto essere li ferma per tutta la notte
a custodire i tuoi pensieri
e desiderare il tuo respiro.

Il tuo viso serio e perso nel nulla del tanto
delle tue divagazioni,
prende colore.

La tua bocca dapprima socchiusa e leggermente tesa
accenna un sorriso.

Vengo sovrastata da mille pensieri
che non dovrebbero appartenermi,
che non possono essere miei,
che non dovrebbero esistere.

Ma io li provo lo stesso
ed esplodono dentro me.

Inizio a correre per la discesa,
sfioro con la mano la sua maglia scura
e chiudo gli occhi come per passare un testimone
alla mia compagna,
in una gara dove sarò io a perdere.


Ricevo in cambio il suo dolore
e cedo a Lei ciò che vorrei per me.

Mi appresto a fuggire e ritornare nell'ombra.

Senza te.

martedì, settembre 22, 2009

Ancora una volta.

S c o n v o l g i m i

Metabolizzazione

Ho sognato tutta questa notte
di avere la possibilità di passare la mia lingua
sulle tue ferite appena riaperte,
lenire lo stesso dolore che ti concedi
in modo che accenda in te il pensiero costante
del ricordo.


Tremante di questo desiderio mi sono destata
ed era come se ti avessi accanto.

Ho immaginato una finestra alla luna
il vento che faceva muovere le lunghe tende morbide
dal colore azzurro.

Tu dormire nel letto, con un lieve sorriso
di chi, stremato, si da pace nel sonno.

Abbracciato al cuscino, con una gamba piegata
e l'altra distesa.
Un'eterna lotta anche nel sonno.

I tuoi capelli mossi sparsi per il cuscino
e quel sorriso... quel sorriso,
di un bambino sereno.

Ho passato le dita sulle tue spalle,
Dio quando mi piacciono,
scorrevano veloci sul sudore della notte.

Hai socchiuso gli occhi che mi guardavano serio
come se non avessi mai dormito
come se non ti fossi mai svegliato.

E con lo stesso tuo modo di fluire
è cambiato di nuovo il mondo.

La brezza del mare è tornata nella stanza,
la tua bocca non ha sorriso mentre la mia implorava.

Non ci sono state parole per un prima o un dopo,
il Silenzio ha parlato per noi.

Ed è magnifico, perché è il modo migliore
per sentire il tuo respiro entrare dentro di me.

lunedì, settembre 21, 2009

...

Forse accendere una sigaretta
non è altro che voler bruciare i propri pensieri
in qualcosa che si volatilizza nell'aria
e contemporaneamente si stratifica in te.

Non ho mai trovato modo migliore
per poter riflettere
se non guardare il fumo uscire dalle labbra socchiuse.

Stringo a me quello che mi rimane.
In un unico pugno la cenere che ci arse
molto tempo fa.

E ora che sono sola con i miei desideri
riesco a perdermi facilmente
fra le pieghe dei miei sospiri
cercando inaspettate sfumature.

E da lontano mi arriva il tuo odore
che mi fa sorridere e so che l'hai fatto anche tu
guardando in giro non curante.

E potrà non bastare una vita per tutto
e potrà servire un sono attimo per capire
uno sguardo per innamorarsi
e una parola per perdersi.

Ma non mi importa.

Ora sono sola e viaggio con la fantasia.

Buona notte, ovunque tu sia.

Un passo in 5 bicchieri di Martini

Non ho mai apprezzato il sapore del Martini,
l'ho sempre dovuto sconvolgere con un sacco di altri liquori
perché avesse il gusto giusto.
[NonRiuscivaAdImpegnarmiLaTesta]

Incredibile immaginare di mischiarlo
assieme alle tue parole ...
E' sceso in gola come se fosse musica assieme ad esse.
[IlGustoImprecisoDell'Oblio]

Ed è stato così piacevole
poter condividere una felpa nera sopra una maglia viola,
una passeggiata con la sigaretta accesa
vedendo le tue spalle stringersi le une sulle altre.
[CapelliMossiOltreIlVento]

Il frugare della mano nei pantaloni, l'affrettarsi
a cercare qualcosa, forse la pietra vulcanica che porti al collo,
per poi lasciarti camminare,

seguito dal mio sguardo.
[IlRicordoDiQualcosaCheNonC'è]

Che strano. E' così piacevole.

Parlare di tutt'altro che quello che vorresti,
prendere posizioni contro tutti,
e incassare pugni come se fossi un pugile di professione.
[LaCondannaDiUnPregio]

Ma ci eri uscito da casa con questo sentore
di dover buttare fuori il tuo veleno
per lasciare posto a qualcosa di nuovo.
[TrovaraiCiòChePotràSostituire]

E rimanere nella notte ascoltando respiri
e non dormire.

[Buongiorno]

E una linea Oceano solca il Nero
di un Silenzio mai pronunciato.

domenica, settembre 20, 2009

Il rovescio della medaglia

Per quanto posso ancora imporre questa maschera?

E' come acqua che lentamente si decanta,
lasciando la tempesta alle spalle.
Al minimo sospirare del vento,
tutto torna a galla per inondare
nuovamente il mio Essere, infangandolo.

Non è possibile cancellare,
spostare, decantare quello che sono.

Ancora più difficile è accettarlo, ovviamente.

E non mi ritrovo in nulla di quello che vorrei
e più cammino e più sono rinchiusa in questa stanza
sbattendo le mani sui muri per uscirne.

Cosa devo fare per essere quello che sono?

Ho bisogno di poter completare la parte peggiore di me
non in un compianto di pena
ma con qualcuno che sappia veramente ciò
che sto provando.

Perché io non voglio uscire da questo
per diventare come tutti voi,
io voglio essere me stessa e neanche troppo condivisa.

Voglio solo trovare quel pezzo del puzzle
che possa incastrarsi e dirmi "Sì" con la testa,
anche senza le parole e che intimamente sappia ciò che è dentro di me.

Non dover spiegare, oltre quello che provo,
perché lo provo e da cosa mi è causato,
ma esporlo per far si che sia metabolizzato.

Trovo un pezzo di me,
piccolissimo, infinidesimale,
nelle persone che ho intorno,
ma questo mi costringe a riversarmi in mille persone
per trovare quella comprensione e la pace che cerco.

Ho incredibilmente bisogno di piangere
di scuotere la testa e di pensare che tutta questa vita
sia solo un incubo dal quale mi potrò svegliare
per tornare nuovamente ad essere me stessa nel reale.

Ma per ora sento solo il sapore del sangue
proveniente dalle labbra che sto mordendo per non singhiozzare
in modo che gli altri non mi sentano.

Stendere di nuovo la mia maschera e il mio sorriso
e continuare a fare tutto quello che mi viene richiesto.

Ma fuggirò, in un modo o nell'altro.

Questa non è vita e io lo so.


Adoro poggiare la testa atterra,
sentire il peso del mio corpo comprimere le spalle,
distendere braccia e palmi completamente.

Sostenere con le ginocchia le anche
e respirare.

Lo faccio spesso quando devo ritrovare me stessa,
riprendere il contatto con la terra
con l'ambiente, con il mio corpo.

In quel momento scordo tutto il resto
e dedico tempo ad ascoltare
che tutto si rilassi, che prenda il suo tempo
che batta all'unisono.

E sfollano dentro di me le immagini
di cui non mi riesco a liberare di notte
lasciano spazio alle mie fantasie e debolezze.

Ripercorro le scale di quel castello
che ospitò un tempo ciò che chiamavo Amore.
Il mio vestito rosa tea, sfuma col grigio marmo delle scale.
Corro scendendo la lunga chiocciola per arrivare all'impetuoso portone.

Lascio i lembi del mio vestito e spalanco le porte.
Il sole acceca i miei occhi che socchiudo per vedere oltre la luce.
I miei capelli raccolti in lunghe trecce sistemate sulla fronte,
non accennano a scomporsi alla tempesta del mio animo.

Imperturbabile. Come la tua scomparsa.

La vista del tuo cavallo bianco disarcionato.

Non so più a cosa pensare, mi appresto ad accarezzargli il muso
per placarlo, per cercare di farmi dire dove sei.

Scuote la testa, respira affannoso.
S'impenna e corre nella stalla, al suo solito posto.

Nel frattempo cado in ginocchio
con gli occhi fissi alla radura
su questa ghiaia candida come le mie lacrime.

Improvvisamente tutto mi appare così vuoto,
senza senso. La vita stessa perde di consistenza
confondendo un regalo con l'eterna condanna.

E piove sopra il mio corpo stanco della vana attesa.

Capelli imperturbabili al vento, al trascorrere del tempo,
dal colore del grano avvelenati dal buio della notte.

Il rosa del vestito ha lasciato il posto ad un nero manto lucente,
il viso soave e irridescente è frantumato nello specchio
delle mie non emozioni.

Le mani un tempo si muovevano intonando canti,
ora le lunghe unghie eburnee raccolgono solo freddi candelabri.

Gli occhi sono gli stessi,
perché quello che il tempo cambia, il mutare degli eventi,
può farci apparire diametralmente opposte a quello che siamo.

Ma gli occhi sono lo specchio dell'anima, anche essendo mistificatori
è difficile nascondere quello che siamo e cosa proviamo.

E benché possiamo scrivere e urlare e avvelenarci l'un l'altro,
io ho visto attraverso i suoi occhi e non riesco a scordarlo.

Pongo così il viso a terra,
sprofondo in questo fango dove una volta i tuoi passi
allietavano i miei. Abbraccio ciò che mi è rimasto accanto.

Ritorno ad essere quello che ero,
riprendo costanza in pensieri e in parole.
Ometto stupide omissioni.

venerdì, settembre 18, 2009

Ad Irene

Siamo sempre state convinte, da quando lei cantava con noi,
che avesse un talento speciale.
Ancora ho dentro la melodia di "Zombie" per la voce particolare
e la carica con cui la interpretava.

Ci guardavamo e sorridevamo.
Non ne avremmo mai fatto a meno.

Eravamo solo delle ragazzine,
ma nel nostro cuore, in fondo, lo sapevamo.

Poi le vite si separano,
ma in un modo o nell'altro, torniamo mano nella mano.

Grazie Irene.

I'm a weirdo

"Prima vedevo macchie verdi, ora vedo nettamente le foglie.
Tu sei i miei occhiali..."

Gray's Anatomy


E l'ho visto nei suoi occhi, ed erano i miei.
E le sue labbra hanno pronunciato le parole che sentivo dentro
e che non ho avuto il coraggio di dire.

E davanti a me c'era lei,
nella stessa identica condizione.

Perché apparentemente ero io la forte,
ero io quella che non si riusciva a scalfire,
quella che aveva una soluzione a tutto il mondo.

Ma non aveva una risposta al suo piacere,
non aveva una comprenzione delle emozioni che la pervadevano
e che non era stata in grado di dire, chiaramente.

E rimanevo nel mio letto arricciata,
piangente di mille fotografie di momenti e di mille sensazioni.

Lei non scuoteva il capo.
Si rivestiva e fuggiva dal suo amante
per capire "che cosa fosse lei" e che cosa le piacesse di più.

Se l'amore con me o se l'amore con lui.

Ma che differenza fa?
Non è amore comunque? Non è passione comunque?
Non è sensazione comunque?

Non resse a tutto il turbinio di immagini
che le passavano nel cuore attraverso l'anima.

E cadde così in basso da non saperla rialzare
perché guardavo in alto quelle macchie verdi
che ora sapevo essere foglie.

I'm a creep



But I'm a creep, I'm a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don't belong here.

Whatever makes you happy
Whatever you want
You're so fuckin' special
I wish I was special...

giovedì, settembre 17, 2009

The Reason

Ero in una cittadina nei pressi di Milano
e stavo aspettando una persona,
anche se il luogo non mi piaceva, mi innervosiva.
Giocavo col mio cellulare per ingannare il tempo.

Tesa al ritmo dei miei passi, camminavo
per quella strada che per terra rifletteva le luci
di quei neon così lontani dalla mia vita.

Sentii una persona alle spalle, così tardi
da essere già contro il muro verde e ruvido del palazzo.
Tirai a me la borsa, c'era dentro tutta la mia vita.

Sentii il suo pugnale premermi in mezzo alle spalle
quando lasciai la presa alle fibbie di cuoio.

Girai il viso e lo riconobbi dal suo profumo
e dagli occhiali neri sugli occhi, occhi come i miei.

Senza parole percepii la sua mano sfiorarmi la gonna.
Strinsi le gambe e nello stesso momenti riuscii ad afferrare il pugnale
con la mano sinistra.

Lasciò cadere la borsa e mi bloccò il polso contro il muro
riprendendosi l'arma e, senza pensarci due volte,
piantandola nella mia spalla.

Trasalii

Ma era ardore, insana carnalità che mi pervadeva.
La sensazione mi invase, confondendosi dentro di me.

Il dolore si era mischiato al piacere
perdendo cognizione della sottile linea di separazione.

Mi girai, lo guardai e lo baciai.

Con la stessa foga di una lotta, mi fece scendere gli scalini
che portavano ad una gelida porta di ferro.
Non feci neanche a tempo a comprendere dove stavo andando,
che ero in ginocchio su un divano accostato al muro
col viso schiacciatovi sopra.

Lo desideravo.

Tolse il coltello dalla mia spalla facendomi urlare
mentre alzandomi la gonna, prendeva il mio piacere.

Piacere limitato da quel pugnale che era fermato con l'impugnatura
sul suo bacino e la punta sui miei glutei.
Una mano lo reggeva in quella posizione,
mentre l'altra cingeva il mio addome accompagnando
veementemente i miei movimenti.

Non sarei mai potuta scendere completamente
per prendere ciò che in quel momento bramavo più della vita.
E sapendolo, lui rideva.

E il mio ritmo aumentava,
nello stomaco cresceva quella fame che ben conosco
e che mi fa star male, fino a morirne,
comprensiva dell'inquietudine di non poter placare nulla di ciò,
senza pagarne il prezzo.

Mi strinse a sè non facendomi respirare,
aprii la bocca in un ultimo gesto.
La riempì della sua saliva.

Trascorse così un eterno attimo di follia.

Chiusi gli occhi e affondai il mio corpo completamente
nel calore che bramavo e nel dolore di rimando.

Trasalii

Questa a volta aprii gli occhi e saltai sul mio letto svegliandomi,
provando il piacere più immenso che abbia mai ascoltato.

Esanime ho preso il cellulare per leggere che ore fossero.

Un tuo Sms.

martedì, settembre 15, 2009

Per il mio Principe.

lunedì, settembre 14, 2009

E temo che sarà così per sempre.

Sono sempre fermamente convinta che la scelta iniziale,
l'impatto istintivo, sia quello migliore.

Lentamente volgo le mie spalle ad un futuro incerto
per tornare a qualcosa di più stabile ed equilibrato.

Si può costruire anche sul nulla,
ma non si può erigere dove il terreno continua ad ardere.
E' una battaglia persa dall'inizio.

Imboccai questa valle con la presunzione di poter lenire
queste ferite incluse le mie.

M'allontano ora da questa gola rocciosa con la consapevole sconfitta.

Ma non ho lasciato nulla di intentato,
ho cercato sempre di porre rimedio, di provare, di riuscire.

E se per altri questo è una spudorata presa in giro,
per me era amore di qualcosa che c'era e in cui credevo.

La terra c'era, le basi c'erano.
Ma ancora tutto arde e non ho voglia di combattere.

sabato, settembre 12, 2009

Di nuovo diversa

Ed è proprio dei dettagli che m'innamoro,
perché insieme sono l'essenza del tutto.

E posso ricordare per immemore tempo
quel difetto che avevi nella pronuncia della lettera S
che a me faceva tanto sorridere e ti rendeva unica.

Sciolti i tuoi orgogliosi capelli,
li spargevi sulla mia pancia, in cerca di carezze.

Ed erano neri ed era profumo ed era calore,
ed ero in imbarazzo, ma non lo davo a vedere.

E continuavamo a parlare dei tuoi viaggi
e delle tue passioni, delle amiche che ti avevano lasciato,
degli uomini che ti avevano tradito.

E più il tuo fiume aumentava,
più non sapevo collocarmi in tutto quel passaggio di anime
e tacevo sorridendo, cercando di arginare i miei pensieri.

Ti sei tirata su di scatto dal mio petto.

"Ti amo perché sei diversa e non sei nulla del genere"

Già, nulla del genere, come al solito.
Era un complimento indubbiamente,
ma in quel momento non lo presi come tale.

Perché io sapevo esserle amica, sapevo esserle amante,
sapevo adorarla, sapevo esserle fedele consigliera.
Sapevo indietreggiare quando voleva i suoi spazi,
sapevo eclissarmi quando non c'era bisogno di me.

Sapevo essere quello che a lei serviva.

Ma questo faceva anche si che io non potessi pretendere
le sue attenzioni, il suo amore, ascolto per i miei problemi,
la sua attenzione. Perché io "sapevo" per lei e a lei bastava quello.

Ed ero diversa, perché non ero riuscita a lasciarla nel buio
dei suoi psicofarmaci e antidepressivi,
perché ero in grado di parlare con lei notti al telefono
finché non si addormentava tranquilla,
perché se c'era un problema in poco tempo ero la.

Ed io so. Infinitamente.

Ma lei non sa. Infinitamente.

E fa male, ancora una volta.
Di nuovo diversa.

giovedì, settembre 10, 2009

Probabilmente si.
Sto cercando una ragione. Una ragione per sentirmi una donna.

Vorrei vedere valorizzati tutti quegli aspetti che per tanti anni
sono stati trascurati da me stessa,
sempre in balia di altre cose da fare.

E le persone si sono così abituate al mio essere,
un po' sciatto, casual, capelli tirati su con un mollettone,
che quando mi trucco ed esco,
rimangono allibiti quasi cercando con lo sguardo me stessa.

E vorrei avere una ragione per essere donna.
Quella ragione che mi possa spingere a fare questo
tutti i giorni, perché senza un motivazione, purtroppo,
non riesco a muovermi e rimango a piedi scalzi
vestita da gitana.

Vorrei avere una ragione per essere donna.
Donna come quelle che a me piacciono,
estremamente femminili, profumate,
con quel passo deciso sui tacchi altissimi
e che cavalcando neanche ti guardano perché hanno il loro scopo
negli occhi e desiderano raggiungerlo.

E per quanto una buona testa e un'ottima parlantina
siano una meravigliosa chiave d'accesso,
a me manca quella sicurezza e quella spavalderia
data da un essere che non si incastra perfettamente
nei miei canoni di donna.

Forse amando solo gli uomini,
potrei essere più sicura di me stessa.
Ma sono solo supposizioni senza basamento
in quanto al cuore e alle sensazioni non si comanda
e non esiste cura al fatto che quando una donna
ha quella camminata possa farmi morire.

Quindi rimango col mio sorriso beffardo
e gli occhi puntati al mondo.

Portishead - Glory Box


Gira Gira Gira e poi Gira ancora.
Give Me a Reason ... To Love You

mercoledì, settembre 09, 2009

Vivere Morendo

Sento pesanti e mutevoli questi giorni che mi accompagnano
verso il nulla.
Vorrei aprire nuove porte ora che sono ferma e sono riuscita
a chiudere tutte quelle che non desideravo fossero aperte.

Attimi interminabili di sospensione, a volte rigenerano,
a volte stancano e stressano.

Ora ho bisogno di muovermi, ma non conosco la direzione.

Non ho ancora ben compreso cosa voglio,
so solo come si rimane in piedi dopo la tempesta.

Ed è proprio di questo silenzio che ora sto godendo,
con gli occhi chiusi mentre la mia mano cerca un appoggio immaginario.

La mia pelle è tesa e ricettiva,
non sempre il bene in quanto tale viene recepito.
Ha cambiato totalmente sentire, è tutto diverso.

E mentre prima questa cercava affannosamente altra pelle
ora ringrazia gli Dei perché le altre passino ignorandola.

Sono stata seduta a terra,
lentamente ho reciso i mille fili che mi legavano agli altri,
i più duri li ho interposti fra i più semplici,
ho ripulito e sanato il mio corpo dalle ferite provocate,
l'ho reso più forte all'esterno. Ora reagisco.

E da qui voglio iniziare nuovamente il mio cammino,
cercando di gratificare quello che apparentemente non avrebbe senso.

Sono sicura che ci si può accontentare anche di poco,
che non è detto che i propri sogni debbano realizzarsi,
che si può stare anche da soli per sempre,
che tutto può non andare come tu l'avevi pianificato.

Oggi sono consapevole che si può vivere morendo.

domenica, settembre 06, 2009

Give me a Reason

Adoravo stare da sola, mentre il mondo si muoveva intorno.
Erano tutti così abituati a questo,
che i miei capelli ondeggiavano nel vento dei loro odori
senza accorgersene.

Rimanevo a guardare le scarpe, spostando leggermente i piedi
e sorridendo dentro me stessa,
quando leggevano gli articoli scritti sul mio giornale.

Sentivo tacitamente i loro commenti,
avevo un buon team di grafici e scrittori,
ero veramente soddisfatta. E silenziosa.

Così passarono anni, continuavo ad pubblicare con cadenza,
se non quindicinale, mensile.
I miei ragazzi mi amavano e mantenevano il segreto.
In cambio davo a loro la possibilità di scrivere e di pensare,
di dichiarare al mondo le loro idee
senza che queste fossero pilotate o censurate.

Un giorno
d'inverno camminavo per gli enormi corridoi,
avevo la mia malboro in mano e scrutavo i finestroni di vetro
non curante delle persone che mi sfrecciavano intorno.

Scendetti le scale anti incendio, lentamente.
Nessuno, come al solito, mi notò.

Arrivai al cortile, accesi i miei pensieri sperando si dissolvessero.

Notai arrivarmi incontro una nuova ragazza,
correva con in mano il suo scritto.

Soprassalì.

Proveniva dall'altra parte del cortile,
diametralemente opposta a me.
Non ebbi fiato per fermala, non ebbi tempo.

Iniziò ad urlare il mio nome.
Le lettere venivano scandite come rintocchi di un campanile
che segna la messa a morte del condannato.

"A S H A"

Tutti si voltarono. Mi avvolse il terrore di un divenire inesorabile.
Guardarono con i loro grandi occhi ciò e colei
che avevano sempre ammirato in anni e anni
e che non sospettavano essere proprio quella persona
che nella vita reale rigettavano e emarginavano.

Iniziarono i gridolini e le risa di quella gente
che neanche consideravo tale.

Un ragazzo si avvicinò
chiedendomi se veramente fossi io la persona
che la ragazza aveva urlato con tanta fretta
svelando il segreto che avevo mantenuto per anni,
confessando quel segreto che solo i fidati sapevano.

Accennai un sì con la testa,
fra le risa della gente che divenivano spilli
sui quali avrei dovuto camminare per tornare in classe.
Mi mancava il fiato, sicuramente avrei aspettato che tutti
corressero sulla scala anti incendio per rientrare
prima di muovermi.

"Sarebbe un onore accompagnarti in classe"

I nostri occhi si incrociarono.
Lesse il mio stupore, come io il suo, al mio assenso.

Camminammo lentamente,
e non erano spilli e non dovevo correre.

Alzai lo sguardo dritto davanti a me,
incrociavo gli altri e non mi facevano male.
Le mie braccia incrociate si sciolsero,
iniziarono ad accarezzare i fianchi e a muoversi
armoniosamente.

Il passo indeciso e schivo,
divenne una falcata sicura alla quale gli altri
si spostavano o avrebbero ricevuto una spallata.

Era ora di cambiare,
avevo sopportato troppo, avevo finto troppo.
Il mondo mi aveva emarginato
perché io lo avevo permesso.

Continuavo a camminare,
accennai un sorriso.

Celebrai così la morte del mio animo di fanciulla.

E la mia rinascita.

sabato, settembre 05, 2009

venerdì, settembre 04, 2009


Finalmente riesco a immergermi nel tuo mare.
Sconsideratamente mi lascio andare al mio Essere
che inesorabile allaghi il tuo.

Vorrei potermi esprimere appieno,
che capissi tutte le sfaccettature del mio fare,
non voglio né mentire né creare una maschera
atta a farti vedere quello che desideri.

Ho bisogno di essere me stessa,
con te, nelle mie manifestazioni, nei miei pensieri
e anche nelle mie richieste e nelle mie follie.

Sei per me il più grande dei regali
e desidero accettarti così senza bramare altro.

Perché sono meravigliosamente affascinata
da quello che sei, che fai e che dici
e non desidero che tu cambi.

Perché la tua Perfezione è nel tuo Essere.

E non voglio cambiarti.

mercoledì, settembre 02, 2009

Behind a Blue Eyes - Bizkit



No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente
To be the bad man - Ad essere l'uomo cattivo
To be the sad man - Ad essere l'uomo triste
Behind blue eyes - Dietro gli occhi azzurri.
And no one knows - E nessuno sa
What it's like to be hated - Come ci si sente ad essere odiato
To be faded to telling only lies - Ad essere accusato di dire solo bugie.

But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti
As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza.
I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine
My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta
That's never free - Che non è mai libera.

No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente
To feel these feelings - A provare questi sentimenti
Like I do, and I blame you! - Come faccio io, e me la prendo con voi!
No one bites back as hard - Nessuno si trattiene così tanto dal ribattere
On their anger - Alla loro rabbia.
None of my pain woe - Nessuno dei miei dolori
Can show through - Può trasparire.

But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti
As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza.
I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine
My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta
That's never free - che non è mai libera.

Discover l.i.m.p. say it (x4) - Scoprilo.. l.i.m.p. dillo (x 4)
No one knows what its like - Nessuno sa come ci si sente
To be mistreated, to be defeated - Ad essere maltrattato, ad essere sconfitto
Behind blue eyes - Dietro gli occhi azzurri.
No one knows how to say - Nessuno sa come dire
That they're sorry and don't worry - che è dispiaciuto e non ti preoccupare,
I'm not telling lies - non dico bugie.

But my dreams they aren't as empty - Ma i miei sogni non sono così vuoti
As my conscious seems to be - Come sembra essere la mia coscienza.
I have hours, only lonely - Ho ore, in totale solitudine
My love is vengeance - Il mio amore è una vendetta
That's never free - che non è mai libera.

No one knows what it's like - Nessuno sa come ci si sente
To be the bad man, - Ad essere l'uomo cattivo
To be the sad man - ad essere l'uomo triste
Behind blue eyes. - Dietro gli occhi azzurri